Nuovo appuntamento, per il sottoscritto, con la forte reggae-band dei Barmagrande. Ottimo inizio con “Extra-terrestre”, brano fresco e per nulla scontato. Nota per i lettori: siamo nel contesto reggae, dunque dobbiamo muoverci considerando altri parametri – o, perlomeno, anche altri parametri - rispetto a quelli con i quali si intraprenderebbe una recensione di una ‘comune’ rock-band. Uno di questi è la capacità di reinterpretare il genere musicale in questione senza stufare, in maniera originale - per quanto possibile - ma senza cadere nel tranello di cambiare genere.
Ebbene, i Barmagrande riescono in questa prima impresa proponendo un reggae sempre diverso di pezzo in pezzo, inframmezzato da ottimi bridge e cambi di ritmo che ne alleggeriscono notevolmente l’ascolto. Da segnalare anche l’inserimento di vivaci assoli di chitarra che poi, però, lasciano diligentemente il passo alle linee comuni del genere in questione, integrate dai fiati di Pascal Isnard, solo momentaneamene in prestito dai Kaloo. Tutti questi ingredienti sono chiari già dai primi pezzi, e il già citato “Extra-terrestre”, “Free mind” e “Pasca” e si ritrovano anche nelle poesie popolari riproposte in forma canzone (dialetto ligure).
Per certi versi, anche se le differenze sono molte, a partire proprio dal dialetto, alcuni arrangiamenti ricordano i Pitura Freska del periodo migliore (nonché unico!). I Nostri, però, sono più affiatati, impeccabili nelle esecuzioni e, come appare chiaro da quanto già affermato, originali nel quadro del genere. I testi, invece, mi lasciano un po’ perplesso: scontata e ridondante - anche se condivisibile - appare “Troppo facile”; quasi ‘bambinesca’ - di certo, e non per questo, pessima - è “Il lupo”. Insomma, se fossi stato nel gruppo avrei preferito toccare altre tematiche, o almeno anche altre tematiche e staccarmi da questo pseudo-filantropismo che pervade le liriche (o almeno alcune di queste).
Pseudo-filantropismo di certo non da condannare, ma che, a mio avviso, diviene pesante, fuori luogo e forse, addirittura, controproducente, soprattutto perché trasposto con parole trite e scontate. Ma forse questo è l’obiettivo dei Barmagrande: essere il più espliciti possibile. Il reggae, però, deve diversificarsi anche per il messaggio che trasmette, e dunque sentirsi dire per sette pezzi di fila che “Non possiamo tirarci indietro, noi dobbiamo dare Solidarietà” ( “Troppo facile”) e che “Anche a me piacerebbe avere carezze e baci” (“Il lupo”) e che “Verrà un giorno in cui le lacrime delle nostre genti si incontreranno e si uniranno” (“La torre di guardia”) risulta veramente estenuante, perché crediamo che il mondo da raccontare sia anche altro.
Anyway, il giudizio sulla formazione è comunque buono: il gruppo c’è, la tecnica è impeccabile, il reggae non annoia (e questo la dice lunga). L’unico consiglio è di rivedere i testi. O meglio: scriverne anche altri!
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La recensione Troppo facile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-07-31 00:00:00
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