Risulta impossibile catalogare la musica della Fonderia in un solo genere musicale. Jazz, rock, psichedelia, elettronica, funk, elementi di dub, frammenti di musica etnica, tutto quanto nello stesso calderone. Ne escono settanta minuti di ottima musica in dieci brani strumentali, ben strutturati, dai quali emerge una spiccata attitudine alla composizione. Ascoltando il disco, si ha la netta impressione di avere a che fare con quattro navigati musicisti che riescono a muoversi agilmente attraverso i diversi generi musicali, preparati e "padroni" dei rispettivi strumenti, al punto di non esserne mai schiavi. Nessun inutile tecnicismo, nessun virtuosismo fuori posto... soltanto quattro persone che suonano, che sanno suonare, e che, soprattutto, si divertono a suonare, plasmando la musica su se stessi, sui propri gusti musicali, sulle proprie influenze, e non se stessi sulla musica. L'album si apre con "Tevere", brano con andamento funky, in cui, a proposito di mescolanze, è presente anche una buona dose di scratch, elemento tipico della musica hip hop. Dopo "Tevere" è la volta di "Dubbio II", uno dei brani più riusciti dell'intero album, che si apre con una fase iniziale in cui il brano prende forma, prosegue con uno sviluppo centrale movimentato, a tratti nervoso, con ritmiche serrate e suoni aspri, per poi chiudersi, a calare, con tre minuti mozzafiato in cui emerge, morbida ed emozionante, la tromba. In "Deep blue" le atmosfere si mantengono quiete, le luci basse, per poi riaccendersi d'improvviso in "Piazza Vittorio", brano nel quale sono presenti elementi etnici, qualcosa che può ricordare vagamente, ma molto vagamente, i suoni di Nitin Sawhney e di Talvin Singh. L'abbinamento "Piazza Vittorio" e suoni etnici non è affatto casuale. Piazza Vittorio è una piazza che esiste realmente ed è uno dei luoghi più caratteristici di Roma. A due passi dalla Stazione Termini, è il crocevia quotidiano di migliaia di immigrati provenienti da diverse parti del mondo, mille razze, mille colori, mille odori diversi mescolati assieme. Ed è proprio questa l'aria che si respira ascoltando "Piazza Vittorio". "Dubarcord" è un brano in chiave dub, nel quale riecheggiano, come si evince anche dal titolo, felliniane memorie. Altro brano da citare in questa breve e incompleta carrellata è "Ora legale", in cui è più accentuato l'utilizzo dell'elettronica. Infine "Statico", un brano in cui alla staticità creata dalle tastiere e dalle chitarre si contrappone l'incedere incalzante della batteria... una bella cavalcata a chiudere il disco.
Nel complesso questo primo album autoprodotto della Fonderia è un lavoro davvero interessante, articolato, con tante idee e tanta qualità, e che, pur nascendo dalla commistione di diversi generi musicali molto diversi, riesce a mantenere la propria omogeneità dall'inizio alla fine, senza mai risultare dispersivo.
Una nota di merito alla Fonderia va anche per la veste grafica del disco, nel cui libretto sono contenute dieci belle illustrazioni, curate da Francesco Parruzza e Francesco Nespola, corrispondenti ai dieci brani dell'album, una illustrazione per ciascun brano.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-08-18 00:00:00
COMMENTI (1)
Classe da vendere :)