Bravi, anzi bravissimi, ma la formula che propongono si ripete ciclicamente nelle loro canzoni
Impegnativo questo "doppio lavoro" a firma Angelica Mente, duo composto da Paul Monari e Nicoletta Magnani che si affaccia sulla scena indipendente con un esordio corposo. Consta infatti di due dischi distinti - intitolati entrambi "Inverno", uno declinato col colore blu e l'altro col colore rosso - questa opera prima, connotata da una voce che si distingue per la sua forte personalità e un accompagnamento musicale che predilige atmosfere acustiche. Mettete insieme questi due elementi e otterrete la formula sonora della band, una formula che all'apparenza potrebbe sembrare banale ma in realtà non lo è.
Il problema sostanziale, invece, è rappresentato dalla monotonia dei pezzi: a parte rare eccezioni ("Inverno", "Inverno (rosso)", "Il vuoto" e "Sei" ), la ricetta finisce per essere sempre la stessa. Per carità, di mestiere nel suonare e comporre le canzoni ce n'è - probabilmente fin troppo - ma una volta concluso l'ascolto la sensazione è che i due si appiattiscano su una modalità compositiva che ripetono ciclicamente. Stuzzicante il ricorso al fingerpicking che però non diventa mai elemento trascinante delle canzoni, così come l'uso del violoncello, strumento che avrebbe moltissime potenzialità se solo la band sapesse optare per arrangiamenti più coraggiosi (su "Sei" e "Inverno (rosso)" avrei preferito ad esempio inserti più pungenti).
Insomma, la sensazione è che manchi quel pizzico di "cattiveria"- soprattutto nello stile e nell'nterpretazione della vocalist - tale per cui Angelica Mente possano ambire a stupirci. Al momento ci viene da scrivere che si tratti spesso di accademia... di ottimo gusto ma sempre accademia.
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La recensione INVERNO Blu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-10-25 00:00:00
COMMENTI (3)
Fa un po' effetto sentirsi definire "di accademia" quando si é convinti di produrre qualcosa di genuino inventandosi un modo nuovo (e molto poco accademico) di rendere delle canzoni con una chitarra presa a 'pacche' e a 'sberle'... :-)
Lo prendiamo come un complimento, ipotizzando che per Rockit (che non ci trova giustamente abbastanza "cattivi") la definizione "di accademia" possa essere per altri sinonimo di "qualità"; quella che abbiamo cercato di esprimere con i due dischi e che portiamo in giro con i nostri live.
Faustiko ci perdonerà quindi se da bravi "accademici" segnaliamo per correttezza verso chi legge che il titolo del disco in questione non é "Inverno" come riportato nella recensione, ma "INVERNO Blu". I due dischi "INVERNO Blu" e "INVERNO Rosso" infatti non hanno lo stesso titolo, e sono a tutti gli effetti due Album diversi e venduti separatamente, indipendentemente l'uno dall'altro. Anche il mood, le canzoni e gli arrangiamenti dei due dischi sono molto diversi, e in tutta sincerità non capiamo come mai Rockit abbai scelto di recensirli tutti e due insieme sotto il "cappello" di INVERNO Blu, in maniera secondo noi abbastanza superficiale. Come dire... ascoltato un disco li hai ascoltati tutti. Ne prendiamo atto.
In Italia una certa critica è fortunatamente inversamente proporzionale al valore dell'arte oggetto di attenzione. A critica mediocre corrisponde un fatto artistico di eccellente valore.
Stupisce l'assenza di riferimenti ai testi delle canzoni, forse il principale motivo di esistenza di questi dischi e di questo duo, e probabile ragione della loro nomination alla Targa Tenco. Parlarne avrebbe forse reso maggiore giustizia al lavoro fatto (sicuramente originale), rendendo la recensione un po' piú equilibrata.
Considero positivo che per la prima volta non si parli di eterogeneitá dei pezzi, (di solito considerati "molto diversi tra loro"). Nonostante la connotazione negativa e noiosa comunicata da questa recensione probabilmente abbiamo a nostro modo raggiunto un'uniformitá stilistica, apprezzata o meno che sia.
Gli arrangiamenti sono studiati (con un lavoro di anni) affinché la chitarra e il finger picking non diventino "elemento trascinante" e perché siano eseguibili live dal duo come nel disco.Quindi apprezzo anche questo commento considerandolo positivo.
Di sicuro la struttura compositiva dei pezzi puó essere migliorata. Mi fa piacere che si parli di "mestiere di suonare e di comporre", anche se a dire il vero faccio fatica a capire cosa voglia dire il fatto di averne "anche troppo". Paul.