Progressive di buon livello, vario, interessante e non banale.
Altra band della sempre più cospicua ondata neo prog che si sta pian piano affermando anche in Italia, sulla scia del notevole revival estero (un nome su tutti: Steven Wilson, in classifica anche da noi), i lecchesi Dropshard sfornano un secondo album piuttosto piacevole e interessante. Si tratta di un concept album a carattere tematico e non narrativo che si configura come un viaggio attraverso diversi non luoghi di una città immaginaria (una fermata d’autobus, un aeroporto, la cella di un manicomio), che rappresentano neanche tanto simbolicamente l’alienazione e lo spaesamento umano nella società contemporanea. Tema non nuovo nel progressive: e come potrebbe esserlo, visto che le condizioni di alienazione, dal sorgere del genere (1969) ad oggi, non hanno fatto che peggiorare?
Quanto più la realtà è frustrante, tanto più sorge il desiderio di fuggirne attraverso la fantasia. Anche questo è un tema non nuovo del prog, anzi direi spiccatamente caratteristico e quasi costitutivo: ma laddove negli anni '70 si concretizzava in narrazioni fantasy (Genesis, Yes), in “Silk” i Dropshard scelgono solo di proclamarne la necessità.
Il corrispettivo musicale delle due tematiche centrali del lavoro è un’ampia varietà di generi, al tempo stesso sempre gradevole, mai banale, ben suonata e arrangiata, con pochi riferimenti ai classici del genere e un impianto sonoro che rimanda invece con molta più decisione ai nuovi capisaldi del genere, quali i Porcupine Tree, senza mai indulgere in astruserie o cupezze mortali di scuola Tool. Un disco che non ha zampate decisive, ma risulta di buon livello. Consigliato agli amanti del genere.
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La recensione Silk di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-03-27 00:00:00
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