Progressive alla maniera di Canterbury per raccontare il genocidio bosniaco
Un disco progressive di denuncia. Un lavoro di ricostruzione non solo della storia del genocidio in Bosnia nel 1995, ma anche della band e delle sonorità. Tornano forti sulle incisioni i The Gift. C’è principalmente rock progressivo, psicadelia, poi qualche lancio di rock più tradizionale e accenno di ballata. "Time is Over" è un buon disco, sembra di riascoltare vecchi brani di fine anni ’70 quando le sonorità del progressive erano all’apice dell’espressione.
Il disco si presenta con “Angels has left the Earth” un pezzo di tradizionale prog alla Canterbury e arriva subito a dichiarare la forza dell’album. Nel brano “I Appeared to the Virgin Mary” si da spazio ad un pianoforte totalizzante e a fiati che tentano di spegnere un fuoco acceso dal bianco e nero dei tasti che in qualche modo ricorda gli Area. “Dance on the Edge” è una ballata dolce dove flauto e ritmica hanno prevalenza incorniciando una voce alla quale è stato delegato di raccontare e la timbrica è quella giusta. Via via l’album assume sempre più carattere toccando le corde di quello che fu il più grande esempio di progressive, quello inglese.
La band abruzzese attiva nei primi anni ’80 e riunitasi nel 2011 ha sfornato un lavoro che in pochi riuscirebbero a replicare. King Crimson, Pink Floyd, Yes, Gong, Jethro Tull, c’è tutto nel lavoro dei The Gift. "Time is Over" è un quadro con i migliori colori progressive a disposizione e una denuncia da fare: Srebrenica, Potocari, l'immagine di un orologio da taschino, il tempo congelato ad un istante maledetto, un foro di proiettile e poi la storia che tutto il mondo ha conosciuto, Time is Over.
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La recensione Time is Over di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-18 23:59:00
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