Un'indagine sulla realtà del mondo contemporaneo che ha purtroppo ancora bisogno di maturare musicalmente.
Un disco che vuole indagare, tramite i testi dalla connotazione sociale e politica, sulla realtà del mondo contemporaneo; è infatti a farne da manifesto l'overture sul quale sono state montate alcune battute tratte dal film "Matrix" che anticipano "Cane": il primo effettivo brano dell'album che, servendoci da traccia di presentazione, ahimè si presenta come l'ennesimo esempio di come l'attenzione su generi come l'hard rock inseriti in un contesto più "moderno" abbia dato vita a quei tecnicismi synth rock/metal caratteristici dei brani che ci accompagneranno in quasi tutto il disco. Le tematiche dei testi suscitano interesse, la vera pecca però sta nell'interpretazione, sintetizzata in una retorica poco ricercata: ne è un chiaro esempio il singolo "Cellula".
"Metamorfosi", quasi a metà del disco, apre il sipario ad un contesto più pop, sebbene si parli di "fase maggiormente psichedelica ed elettronica", mentre l'intermezzo "Tempesta" ci fa capire quello al quale i nostri si sarebbero dovuti ispirare fin dall'inizio, presentandosi diversa dal resto e aggiudicandosi il posto di miglior brano. Dopo alcuni accenni di una dubstep che cerca d'essere tale fallendo nell'impresa, gli ultimi due brani danno spazio a ritmi sostenuti, urla e suoni più sporchi tant'è che ci si chiede se in "Hyena Ridens" siano realmente loro a suonare harcore punk a tutto spiano, trattandosi di un brano autobiografico dove inzialmente t'aspetteresti d'ascoltare una sintesi generale del loro sound chiave.
In conclusione, "Cave Canem" non è un disco da buttare, semplicemente ha delle potenzialità contrastanti a numerose pecche nei suoni e nei testi che, se studiati meglio, potrebbero maggiormente enfatizzare gli interessanti concetti esposti dalla band.
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La recensione Cave Canem di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-02-24 23:59:00
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