Il sound di “Prova a chiederti perché” fluisce violentemente dalle casse dello stereo trascinando con sé l’introduzione alla recensione del demo dei Ressa: “La band romana cerca di farsi largo sull’affollato carrozzone del punk-rock italiano a colpi di un sound fluido e commestibile e di testi chiari ed immediati (anche se un po’ abusati)”.
Ma il flusso di parole si arresta di fronte a “Iene”, il secondo brano in scaletta, facendomi capire che sono completamente fuori strada e che gli infuocati ritmi dei primi solchi non sono il leit-motiv del disco ma solamente un esercizio di stile.
E allora proseguo nell’ascolto del cd, sperando di imbattermi nelle velleità artistiche che muovono le gesta dei Ressa. Ma la ricerca risulta vana e il non riuscire a scorgere un filo rosso che colleghi i singoli pezzi mi porta ad etichettare il cimento come caotico e sfocato.
Anche andando ad analizzare i singoli pezzi non mi sento di essere più tenero: “Iene” ricorda troppo da vicino alcune atmosfere dei nuovi Litfiba (che per inciso, di questi tempi non sono di certo le migliori muse in circolazione), “Chanson de la vie” ha il malinconico retrogusto di brano da sagra paesana e il finale “Senza fiato”, pur avendo un incidere abbastanza interessante, scivola in ritornelli scontati e banali.
Per concludere, mi sento di consigliare ai Ressa di lavorare con maggiore attenzione sulla stesura dei testi e di provare a coltivare lo spirito punk che aleggia tra le tracce del loro disco. Correranno forse il rischio di perdersi tra i tanti kids italiani, ma avranno almeno preservato quello che sembra essere il loro veridico spirito.
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La recensione demo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-01 00:00:00
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