Si fa presto a dire Helmet..
Potrebbero essere i nuovi SilverChair made in Torre Annunziata questi Sinestesia,se non fosse per il loro diniego totale per le atmosfere Glam e love ballad, tipiche invece del trio australiano. Da loro prendono la spontaneità del testo ma le parole sembrano lanciate casualmente, prive di una qualsiasi logica e metrica, anche se alla fine la loro fonicità prende il sopravvento sul significato, riuscendo comunque a regalarci emozioni viscerali. Purtroppo il cantato manca di incisività e rende le canzoni strutturalmente inespressive.Nemmeno il drumming, nonostante qualche tentativo grindeggiante con tanto di doppio pedalino d'ordinanza, riesce a rialzare il tono della situazione. Forse il batterista dovrebbe sperimentare il brivido di un flam ogni tanto! Nonostante l'ottima produzione di Maddalena Bellini del jumping Spider's Studio, che ricorda molto quella di St' Anger dei Metallica, i pezzi risultano privi di dinamicità : sono melvinianamente piatti.
C’è da dire che i Sinestesia hanno coraggio nel proporre un cantato in italiano in un sound tipicamente anglosassone, ma dovrebbero prendersi meno sul serio, buttare meno carne sul fuoco e soprattutto trovare una voce che si sposi meglio con il sound …
P.S. per tutti i profani come me Sinestesia é: "La musica di Schonberg, scrive Kandinsky, perché ci introduce in un nuovo regno, dove le esperienze musicali non sono acustiche bensì puramente psichiche: qui ha inizio la musica del futuro"....
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-03 00:00:00
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