Come tanti altri gruppi in giro per la penisola (e perché no, per l’Europa) i Particular Carry Mods sono alla ricerca di un contratto discografico che garantisca loro una produzione e una distribuzione professionale della loro musica. Ascoltando il loro promo, però, si hanno sensazioni differenti: a tratti viene da scandalizzarsi per la cecità delle etichette (indipendenti e non) che si lasciano sfuggire musicisti preparati e in grado di ricreare sonorità e atmosfere al passo coi tempi; a tratti, invece, viene da chiedersi perché mai qualcuno dovrebbe mettere sotto contratto questo gruppo visto che nel complesso non si percepiscono intuizioni particolarmente geniali che possano distinguerlo dai tanti altri musicisti che si sentono in giro.
Entrando nel dettaglio i Particular Carry Mods parlano della propria musica in termini di ‘industrial-dub’, una definizione certamente calzante per un brano come “Chains of shame”, ma che è forse limitativa a esprimere il potenziale della band. Ascoltando “Synthetic pleasures” e “Eternal” sarei tentato di parlare in termini di un incontro tra Godflesh e Korn e mi accorgo di aver fatto un gran complimento visto che si tratta probabilmente delle due più importanti formazioni degli anni novanta in ambito Metal. In questa situazione il ruolo principe lo gioca l’elettronica che, nel caso di “Don’t care”, devia le istanze verso lidi EBM.
Valga quindi quanto ho detto sopra: un buon gruppo dotato di tecnica e gusto, ma per il cui volo definitivo non sembra ancora pronto.
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La recensione Denied rebirth (ep promo) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-06 00:00:00
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