A volte, l’essenzialità è la panacea di tutti i mali. Miracolosa, sotto certi aspetti, quasi necessaria per ricordarci la contemporaneità e i Privè sembrano aver scelto tutt’altra strada per identificare il loro percorso musicale. In “Six mad minutes” convivono le esperienze più disparate: dal rock al dark, fino a tendenze prog-metal, il tutto temperato da un barocchismo a tratti eccessivo. Al di là del fatto che ogni scelta artistica rimane lecita e rispettabile, ciò non ci toglie dall’esimerci di esprimere un giudizio negativo nei confronti di questo lavoro. Che non convince a causa di una confusione di fondo e per un evidente, e deleterio, attaccamento ad un passato, che, tanto per usare un pessimo gioco di parole, è passato davvero.
Tanto per cominciare, “I’m getting old” ricorda la struttura di “Stairway to heaven”, il classico dei Led Zeppelin, ma il restante materiale, purtroppo, ridesta terribili incubi - leggi Queen. Anche se non mancano interessanti incursioni alla Joy Division, persino nei momenti più positivi c’è sempre un minimo comun denominatore, corrispondente ad un pericoloso appesantimento negli arrangiamenti, preso a prestito direttamente dall’epoca prog, che non fa altro che rovinare ciò che di buono è disseminato all’interno del cd-r. Senza contare i pessimi momenti di sentimentalismo sdolcinato (“You go to the people’s show”, “Mary Jane”), senz’altro la parte peggiore di “Six mad minutes”.
Per i Privè, dunque, una prova non proprio brillante: quando i ragazzi decideranno cosa fare da grandi, probabilmente sarà il momento di ascoltare qualcosa di diverso.
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La recensione Six mad minutes di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-10 00:00:00
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