Spaghettitronica, Nrec spazia dai Kraftwerk ai Depeche Mode in un piatto ricco di sapori e miscelazioni sonore da gustare tutto d'un fiato. Tanta roba
Arriva dalle Marche il suono elettronico di Nrec (al secolo Enrico Tiberi) e del suo "Spaghettitronica", un piatto uniforme, mai banale, ricco di sapori.
Lo stesso autore ha coniato un nuovo termine per definire lo stile di questo ep composto da quattro canzoni: eviltronica, per evidenziare la presenza massiccia di sfumature dark nei suoni, che vanno a mescolarsi ad elettronica e dubstep.
A primo ascolto sembra di avere a che fare con un mostro a quattro teste, ognuna delle quali con una distinta personalità. Un’hydra sonora.
Si parte dall’elettronica vintage, di matrice kraftwerkiana mista a sfumature di Depeche Mode, di "Videodrome", degna apertura, radiofonica, che già dalle prime note rende chiara la volontà di condurre l’ascoltatore verso ambientazioni cupe, a tratti alienanti. La chiusura improvvisa con l’old jazz rende tutto più coinvolgente. Questa sensazione continua in "Cvrgrl", anche se le sperimentazioni sonore e stilistiche sembrano essere superiori. "Dig Deeper", invece, è un tripudio di dubstep e growl metal miscelati alla perfezione. Potrebbe benissimo trattarsi di un brano sperimentale di Mike Shinoda o, più in generale, dei Linkin Park old style. A dispetto del titolo, che rimanda a qualcosa di italico, l’ep è quasi interamente composto da testi inglesi.
L’unico attimo di patriottismo testuale è la chiosa, "Sgorbi"; un non-cantato molto pesante con un beat hip hop, quasi da horror movie.
Questo lavoro sviluppa le sue sonorità negli anni ’80, si evolve negli anni ’90 e chiude con la sperimentazione elettronica dei nostri giorni.
"Spaghettitronica", per parafrasare un termine moderno, è tanta roba.
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La recensione Spaghettitronica di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-04 00:00:00
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