La Regina Mab è una minuscola fatina che suole saltellare sui nasi di coloro che dormono per aiutarli a sognare. Quattro ragazzi veronesi riprendono questo curioso personaggio, estratto da Romeo e Giulietta, per battezzare il proprio progetto musicale. I risultati dei loro sforzi sono contenuti in questo Rupert, terzo lavoro autoprodotto per una formazione che manda a memoria la lezione scritta sul grande manuale del rock. Radunando frammenti asportati dalla classicità stelle e strisce, i Regina Mab si impegnano a ricostruire un ambiente in costante tensione, depurato e smussato dalla tradizione cantautorale peninsulare. Se il gioco di alternanza tra melodie allungate e istinti primordiali talvolta riesce a diffondere istanti di grande coinvolgimento emotivo, troppo spesso i brani finiscono per impantanarsi in un revival pedissequo dell'hard-rock anni '70. A nulla valgono i tentativi di cercare vie di fuga attraverso una scrittura in italiano che a volte lascia la sensazione di soffocare senza riuscire ad esprimere completamente le potenzialità di cui dispone. I riferimenti sarebbero tanti, ma vale la pena far presente che i miei timpani hanno riportato in circolo il ricordo di un gruppo chiamato Unarazza, forse qualcuno ancora lo ricorda. Comunque, l'ascolto prolungato mi convince che i Regina Mab hanno doti tecniche di prim'ordine e capacità compositive non sempre all'altezza, dimostrandosi un gruppo capace di articolare ballate ruvide, incalzanti e immediate, ma assolutamente prive del dono dell'originalità. E' proprio la cronica mancanza di fantasia a trasformare le canzoni in monoliti obsoleti, che cercano rifugio in un incostante vocalismo animalesco, in grado anche di sussurare con calore nelle pieghe di una musica che non cambia mai il passo con decisione.
Un lavoro che ricade nel "senza infamia, senza lode": gradevole e ben realizzato, ma afflitto da una banalità che difficilmente lo renderà durevole.
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La recensione Rupert di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-27 00:00:00
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