Quarant’anni di spettacolo, calcando i palchi di tutto il mondo, diffondendo la cultura napoletana ed italiana all’estero, Peppe Barra è un artista poliedrico e raffinato che ha dietro le spalle un bagaglio enorme d’esperienze: dopo aver fatto parte della storica Nuova Compagnia di Canto Popolare, intraprende la strada da solista con il suo primo disco “Mo’vene” (al quale hanno partecipato artisti del calibro di Billy Cobham e Fanodou Don Moye) riscuotendo un grande successo che lo porta nei teatri di mezzo pianeta, in quegli anni - inoltre - riceve il prestigioso premio Tenco.
Ma Peppe Barra - come sottolineato prima - è un artista poliedrico, ed oltre che un ottimo musicista è anche un personaggio dotato di talento recitativo, grazie al quale ha interpretato grandi classici del teatro moderno (come “L’opera dei tre soldi” o “Il borghese gentiluomo”), il “Don Giovanni” di Scarparro eseguito sul palco degli Champs Elisée di Parigi e ultimamente anche il ‘Grillo Parlante’ nel “Pinocchio” di Roberto Benigni.
Questa raccolta di brani, tutti registrati dal vivo, può essere definita una ‘summa artistica’, un cammino ideale fra le varie anime del cantore partenopeo, sempre in bilico fra ironia e tragedia, tra cantato e recitato. E’ un’opera - ottanta minuti di un’intensità rara - che emoziona, coinvolge, crea una tensione artistica che incanta. Il repertorio è tratto in parte da pezzi della tradizione napoletana dal ‘600 ad oggi: da Roberto De Simone a Patrizio Trampetti, fino a Cimarosa ed Armando Gill. Nella track-list compare anche un’originale “Bocca di Rosa” di Fabrizio De Andre, il quale chiese proprio al protagonista del cd di realizzare una ‘traduzione’ e ‘riambientazione’ della sua canzone in chiave partenopea; il risultato è un capolavoro, anche per merito degli arrangiamenti di Lino Cannavacciuolo, violinista di grande talento.
Tredici brani che toccano diversi mood: dai tempi stretti di “Tarantella maliziosa” si arriva fino alla malinconica e toccante “Se dimane je murisse”, passando per la sarcastica “Balocchi e profumi”. Un sound quindi profondamente mediterraneo e caldo quello creato dal quintetto composto dalle percussioni di Ivan Lacagnina, dalla chitarra di Paolo Del Vecchio, dal basso di Sasà Pelosi e dale tastiere di Mario Conte, oltre che al sopracitato Lino Cannavacciulo al violino. Nell’ascolto di ogni singolo brano, specie nei passaggi dal cantato al recitato, si possono apprezzare le doti vocali del Nostro, che sfodera una miriade di registri e timbri che danno l’impressione di stare veramente di fronte un palcoscenico sul quale si avvicendano gli attori che impersonificano i personaggi delle canzoni. Il pezzo finale dell’opera è infatti interamente recitato, una storia surreale che mantiene incollato l’ascoltatore per oltre un quarto d’ora, nella quale viene narrata la vicenda tragicomica delle due “Vecchie vergini”: qua c’è veramente da ridere!
”In concerto” è un disco da non perdere, non solo per gli amanti della canzone partenopea, ma anche per coloro che per la prima volta si vogliono avvicinare ad uno degli artisti più raffinati, versatili e poliedrici dei nostri tempi.
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La recensione In concerto (live) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-28 00:00:00
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