Dietro il nome The Far Side c’è una prog-band romana che suona stabilmente dal 1998 in formazione triangolare ma la cui storia, attraverso cambi di formazione e vari progetti collaterali, risale già al 1989.
Attualmente il loro sound è orientato al progressive di vecchia maniera, influenzato in massima parte da Yes e Genesis, e potenziato da alcuni svincoli vicini all’hard-rock.
“Parallelebiped” é musica arrembante ed evocativa allo stesso tempo, che alterna momenti di quiete acustica con frequenti assalti elettrici. Tra i primi c’è sicuramente “The hug of the few”, un pezzo interessante per l’episodico ‘a solo’ del flauto traverso che dà brillantezza allo smalto del gruppo. Tra i brani più energici si segnala invece una “Cruise Speed” cadenzata magistralmente in tempo dispari e introdotta da un vigoroso basso ritmico.
L’approccio alla costruzione complessa è presente soprattutto in “The cold time of habit”, canzone che viene ripartita in due movimenti distinti: “Gaze deep”, incantevole performance strumentale di sette minuti, sontuosa e onirica, che sfuma nella ballad “Fading warmth”.
L’ultima traccia del cd, “Strange attractors”, torna a giocare sulla potenza dei watt; in più nasconde un finalino che appare volutamente scherzoso e minimalista, e che pertanto va considerato più per il suo ‘ésprit comique’ che per la sua pregnanza musicale.
L’album è cantato in inglese, ben suonato, curato nella ricerca dei suoni e nell’esecuzione degli arrangiamenti. Inoltre “Parallelebiped”, con cui The Far Side debutta ufficialmente, testimonia un bel momento creativo. A volte perde un po’ quota e non sempre ti ruba il cuore come vorresti, però è un inizio promettente perché non è uno di quei dischi prefabbricati e senza ispirazione che stancano dopo pochi ascolti.
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La recensione Parallelebiped di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-11-27 00:00:00
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