Primo demo di un 19enne romano con del gusto nei suoni ma poca esperienza nei beat e in tutto il resto. Aspettiamo il prossimo.
Tante idee e parecchio confuse. Cluster Havoc in soli quattro pezzi mette un po' di tutto: James Blake e Sholomo, l'ambient e le voci pitchate, parti che si sommano le une sulle altre in maniera non troppo originale e anche qualche breve virata più elettro-pop che ricorda vagamente i Royksopp (“Oh? I forgot”). In “Kilogramme” tenta anche la carta etnica ma poi arriva quella batteria quasi breakbeat e anni '90 che lo allontana di molto da come oggi l'elettronica dialoga con la word music.
Sarebbe sbagliato, però, essere troppo severi con questo 19enne romano perché un suo gusto ce l'ha. Magari le tracce, prese per intero, non sono perfette ma contengono tanti momenti ben congegnati.“Yugen” per il primo paio di minuti ti convince pure: le atmosfere sono equilibrate, rumori campionati e tastiere stanno bene tra di loro ed i sample delle voci non guastano. Poi non il pezzo non decolla: arriva il sax e appesantisce doppiando le line melodiche che già iniziavano a diventare un tantino ripetitive, sembra che il tutto voglia crescere ma una vera esplosione non c'è mai. Pazienza.
È il suo primo demo ed è comprensibile che non riesca subito a giocare a dovere con le strutture ritmiche o ad avere un'idea compositiva chiara. Ha dei bei suoni, è già un buon punto di partenza. Che continui così.
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La recensione Innergaze EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-25 08:00:00
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