Post-post rock-rock e oltre, distillato di musica e carne
Se evocativo e cinematic sono gli aggettivi che più hanno descritto la poetica melodica di Paolo Spaccamonti, oltre ad un certo abuso del prefisso post-, in questo terzo capitolo da solista è la concretezza con cui questi aggettivi vengono declinati a colpire, dando piena sostanza a quanto finora ascoltato.
La struttura ritmica e di accompagnamento è una gabbia entro cui dibattersi, una safe-room in cui lasciare evolvere le melodie in processi di accumulo, fino alla loro esplosione. Che sia il basso pulsante dello stesso Spaccamonti, le batterie degli ospiti Dario Bruna e Bruno Dorella, i synth, ma anche i beats liquidi come in “Fango” e “Gordo”, il dialogo tra le parti e la melodia sono straziati, ed emergono come somma delle componenti, come una voce “muta” ma prepotentemente presente. L’architettura ideata negli arrangiamenti permette alla chitarra di Spaccamonti di spaziare ed immergersi in una piscina sonora di variazioni tra shoegaze, slow-core, echi di new wave, così come di drone music, strappi sludge, modulando su orizzonti sonici à la Eno, sospeso a fine '70 tra Talking Heads e Robert Fripp, senza troppo pensare, forse. E tutto il post- che ne esce, sia esso rock, metal o hardcore, ne esce per osmosi e distillazione, traccia dopo traccia, goccia su goccia. E quando poi le sole melodie tracciate entro questi confini non bastano a tirare fuori tutto quello che si vorrebbe raccontare, solo la sovrapposizione delle linee soliste e la deriva “rumorosa” riescono a dire di più, lasciando alla dinamiche e alle riflessioni dei riverberi il compito di urlare fino a che la voce si rompe all’improvviso, troncando ogni discorso intrapreso. La gabbia però a volte si apre, ex-abrupto, come in “Io ti aspetto” in cui si spalanca lasciando spazio ad un dialogo in cui la chitarra ed il cello di Julia Kent diventano un’unica pennellata libera, estemporanea nella forma ma integrata nel quadro d’insieme.
Paolo Spaccamonti ci lascia quindi un disco che, al di là di una forma sopraffina, ha la capacità di avere una propria voce che cresce in intensità fino a rendere vivida e chiara l'immagine.
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La recensione Rumors di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-05 09:00:00
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