Metto su il cd e... voilà: ecco apparire una pallida e nebbiosa copia di Bon Jovi, edizione primi anni '90, partorita in un nostrano New Jersey, sgradevolmente tentennante tra testi in italiano e in inglese. La tentazione di skippare non una canzone ma il disco in blocco è fortissima. Resisto.
E mi va bene, visto che alla traccia numero 5, "Minuti preziosi" arriva un brano che, rompendo in modo piuttosto deciso con i quattro precedenti, porta alla luce un po' di originalità, specie nella prima parte, dove potrebbe ricordare alcuni dei brani più concettuali dei Quintorigo: un cantato quasi parlato, incalzante, sostenuto da una buona ossatura ritmica ed armonica, e un approccio ai contenuti decisamente più ispirato di quello delle tracce precedenti.
Andando avanti si cambia ancora registro, riportandosi sui più rassicuranti ed americaneggianti lidi di uno standard blues-funk ben suonato e di piacevole ascolto, anche se sembrano mancare il calore e la ruvidezza che potrebbero rappresentare un salto in avanti. Non male neanche la successiva "Neve a Cracovia", che tra atmosfere più leggermente jazzy fa intravedere buoni spunti a livello compositivo.
Insomma, le belle idee ci sono, ma bisogna passare oltre i primi brani che, anche se tecnicamente ben suonati, suonano decisamente fuori tempo massimo (le tastiere sono davvero bruttarelle, e il missaggio con gli strumenti solo sul canale destro o sinistro non si fa più dai primi anni '70, se non ricordo male).
E infine una supplica: basta con le ghost-track!!! Già mi rompe trovarne una alla fine di un disco del mio gruppo preferito (che magari aspetto trepidante da anni) per cui devo tenere schiacciato il tasto 'forward' per un tot di tempo, per poi precipitosamente passare a 'rewind' perché mi sono perso l'inizio dell'occulto capolavoro (quando va bene). Figuriamoci in un demo…
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La recensione Opale caustico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-12-28 00:00:00
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