Un fiume di southern garage per i Big Mountain County
Partendo non solo da una comune discendenza stilistica, ma anche dall'accostamento con l'acronimo reso celebre inizialmente dal film cult "Il selvaggio", dove Marlon Brando è a capo di una banda di motociclisti e sfoggia un chiodo con la scritta sulla schiena B.R.M.C., successivamente ripreso appunto dall'omonima band garage stoner Black Rebel Motorcycle Club, il gruppo capitolino B.M.C. ci introduce nelle sonorità del garage rock influenzato pienamente dalla scena southern rock degli anni '70. Un'affinità geografica musicale e soprattutto artistica che collega i Big Mountain County alle chitarre dilatate ma al contempo incisive dei Kings of Leon, così come l'inconfondibile graffio vocale della band del Tennessee.
Difatti per i B.M.C. non c'è la necessità di perseguire gli strappi rabbiosi del garage rock, ma al contrario la band ha la capacità di immergersi nelle atmosfere degli spazi sconfinati dell'America più selvaggia degli Appalachi e degli stati centrali. Una forma evocativa che trova il suo culmine con il lungo intro strumentale dai toni epici del brano "Do you think?", lanciato poi repentinamente in una riscossa fragorosa di chitarre e basso, come se si trattasse di una suite dei Quicksilver Messenger Service (con le dovute proporzioni del caso), ridotta anzitempo nella durata frenando prematuramente la crescita del pezzo.
Determinante è il sodalizio musicale con l'autrice folk londinese Sylvie Lewis, da cui scaturisce la leggerezza del brano più forte, "Breaking Song", caratterizzata fortemente dai cori femminili in stile anni '60. Mentre successivamente la collaborazione riesce a dar vita ad una danza indiana che fa da spartiacque a un sound del disco più psichedelico nel repertorio di "Conflict Resolution Part I".
La band perde così il formato canzone, divenendo sempre più evanescente, come se lo scorrere lento di un fiume evaporasse lentamente dalle viscere di un deserto idealmente tracciato sin dall'inizio, con bassi ipnotici e voci di spiriti.
L'album "Breaking Sound" giunge a chiusura nel duetto di "Farewell", dove il respiro garage iniziale viene completamente travolto dalla psichedelia manifestata nei brani precedenti, per una produzione vera, matura e naturale.
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La recensione Breaking Sound di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-22 09:00:00
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