“Magie di un vento” propone quattro canzoni vagabonde e leggere: lega qualche influenza balcanica - alla Goran Bregovic tanto per intenderci - con lo spirito giocoso ma pungente del cabaret; una girandola di sonorità etniche e di slanci letterari alla maniera cantautorale che Ozionà (al secolo Fernando Grande) porge con eleganza e mestiere.
Il Nostro, infatti, porta avanti sin dagli anni Settanta un progetto di canzone-teatro attraverso il quale dà vita a una visione personalizzata della tradizione mediterranea. I testi sono scritti dallo stesso Fernando (che è anche autore delle musiche e voce solista) incrociando la propria penna con quella dei poeti Giuseppe Manniti e Angelo Cacciolo.
“Magie di un vento” si appropria così della tradizione dell’Est, la trapianta nella terra della tarantella e poi la rimette in gioco con quel piglio scanzonato e metropolitano di certe vecchie glorie meneghine quali Jannacci e Gaber. Il risultato alla fine è indubbiamente intrigante, merito soprattutto di questo multistilismo sonoro di cui il disco abbonda. Che Ozionà poi si venda bene sul palco e che sia vicino a certe atmosfere cabarettistiche, lo dimostrano anche una sua recente collaborazione con l’attrice Anna Maria Barbera (la ‘Sconsolata’ di nero vestita dello Zelig) e un relativo passaggio presso lo storico locale milanese dove la formazione adotta il secondo nome di Pepe Grande. Oltretutto, nel 2001 il precedente album “Sia quel che sia” viene presentato anche in Spagna e vale al gruppo un disco d’oro per l’esibizione scenica.
Anche per questo progetto, quindi, vale il noto adagio ‘nemo profeta in patria’, tenendo presente però che si è scelto un genere non facile per il panorama (e per il mercato) italiano. Con l’encomiabile rischio di restare ‘comparsa a vita’ piuttosto che protagonista per un’ora di celebrità.
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La recensione Magie di un vento (ep) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-01-13 00:00:00
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