Prova di assoluto pregio questa dei vicentini Afterwards e che fa ben sperare per la salute della musica italiana al di fuori dei soliti circuiti di premi, targhe e chittemuort!
È chiaro da una sommaria scorsa al loro profilo Facebook - ogni singola foto seppellita da tonnellate di saturazione e strangolamento dei colori intermedi, il look da slackers che ostentano e infine, la musica - che i vicentini Afterwards, avrebbero voluto crescere e prosperare negli anni ’90. In alternativa a ciò, si accontentano di farlo pure nei dieci del 2K, ma il risultato non cambia e anzi, proprio per questo bizzarro scarto temporale, la cosa risulta essere ancora più accattivante. Fate conto di trovare a gozzovigliare alla stessa tavola The Libertines, Arctic Monkeys ed uno qualsiasi dei gruppi di casa Captured Tracks, fateli abbuffare fino all’indicibile, sincronizzate il rutto liberatorio di tutti i componenti in un’unica emissione ed ecco che otterrete qualcosa di assimilabile a questo “Rage”.
Il tutto non suoni offensivo, anzi, perché questo è uno di quei lavori dal respiro internazionale, songwriting piuttosto maturo, suoni curati e tarati sul gusto dell’indiecolo medio, insomma: i crismi ci sono tutti. Preceduto dal debutto del 2013, “12/12”, dove i sette pezzi in tracklist presentavano sonorità smaccatamente più brit e power pop oriented, questa nuova fatica contempla, addizionate alle influenze anzidette, elementi di ulteriore interesse. Dosato lo sferragliare di chitarre e domato l’impeto percussivo, qui si ha a che fare con materiale dal più ampio spettro sonoro: un utilizzo delle voci efficace e decisamente caratterizzante, chitarre più affilate e maggiormente incisive, sezione ritmica davvero a ottimi livelli e mai sopra le righe.
“Abigayle”, traccia d’apertura, è lì a testimoniare quanto appena detto, con un ritornello davvero catchy. “Gloom” e “Something New” sono la dimostrazione che anche formazioni italiane possono giocarsela ad armi pari con i più blasonati gruppi d’oltremanica (o oltreoceano), due pezzi che non sfigurerebbero nel carniere di band quali Mourn o YUNG. Chiude “The Unattainable”, incedere wave e spirito emo. Prova di assoluto pregio questa dei vicentini Afterwards e che fa ben sperare per la salute della musica italiana al di fuori dei soliti circuiti di premi, targhe e contest.
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La recensione Rage di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-08-01 07:00:00
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