A volte la prima impressione è quella giusta. I milanesi The Mirrors, tipica band brit pop sulle orme dei fratelli Gallagher, esibisce fin dall’iniziale “I care” le dominanti di questo lavoro: un sound privo di “botta” e una voce alquanto inespressiva. Due peccati mortali per il genere. C’è da sperare che si tratti di difetti risultanti dalle registrazioni casalinghe di cui è frutto questo demo. Ma anche la sconsolante lunghezza media dei brani (metà sopra i quattro minuti, di cui tre intorno ai cinque) non depone a favore della band. E già: niente vieta di comporre brani lunghe ore, ma la varietà espressiva o compositiva devono supplire alla lunghezza. Quando il prodotto è così piatto e “clonato”, allora viene da pensare che la durata dei brani sia dovuta al quell’autocompiacimento masturbatorio a volte in cadono i musicisti quando suonano (e qui si parla per lontane esperienze passate, non a vanvera). D’altro canto, la cover finale di “Supersonic” degli Oasis fa risaltare ancor di più i difetti di cui sopra. Ed è più corta. Un dato su cui meditare. In definitiva questo demo suona come potrebbe suonare il trentesimo album degli Oasis, se il loro processo di decadenza continuasse. Una melassa. Però, a differenza degli Oasis, i The mirrors sono giovani. Nulla vieta che nel tempo tirino fuori qualcosa di più personale, degno di nota ed espressivo. Buona fortuna.
---
La recensione Nothing at all but stars di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-06 00:00:00
COMMENTI