Il ritorno – a tratti anemico – della band partenopea all’integralismo elettronico degli esordi dopo le fregole rock di “Bullet”.
A quattro anni di distanza da “Bullet” ritornano i partenopei Katap con un nuovo progetto su ep che abbandona il chitarrismo (e quindi la fisicità rock) del suo predecessore per recuperare nostalgicamente l’integralismo elettronico degli esordi.
Appena cinque brani per rimarcare – come un gatto randagio di quartiere – il proprio territorio d’appartenenza, quello cioè di un’elettronica sfaccettata improntata alla dancefloor più ipnotica. “State of mind” e la conclusiva “Brrr” si spartiscono la parte più alienante e schizofrenica del lavoro – incentrata su psichedeliche tinte cobalto in odor di techno ’90 – mentre “Open man” e “U call me” si allungano radiofonicamente verso un elettropop elaborato (e velatamente vintage) tra Planet Funk e Daft Punk, delegando ai 6 minuti abbondanti alt-dance di “Orb number 7” la sintesi di tutti gli umori in sospensione.
Fabio Di Miero e Co. argomentano, dunque, la loro fugace comparsata con un rilassato ep interlocutorio dalla doppia anima, per nulla pretenzioso e lontanissimo da qualsivoglia mira pionieristica, che, per quanto anemico sulle parti cantate, si rivela accattivante su quelle orchestrali.
E comunque, musica a parte, la diffusione del disco affidata ad apposite t-shirt abbinate al link per il suo download digitale ci piace un sacco e ci rende momentaneamente più clementi.
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La recensione KATAP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-02 09:50:00
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