Quando sulle note introduttive di questo cd leggo “Cuneo” - lo ammetto - mi piglia la presunzione di sapere già cosa mi toccherà ascoltare. Non ho torto: “La mia crema” è un pezzo dei Marlene Kuntz, suonato da perfetti imitatori. Penso quindi che capitano tutti a me ‘sti gruppi. Insomma, resto lì all’ascolto rimirando il lucente jewel-box del disco e valutandone l’aerodinamicità, con un gran desiderio di tirarlo fuori dalla finestra.
Ma dopo venti minuti scopro che avrei fatto male: gli altri brani (“Stringhe” ad esempio) cambiano registro e viene alla luce il lato personale del gruppo, a partire dai testi contraddittori, infarciti di ossimori ma anche spiazzanti (“circondati da farmaci, smentisco mio padre / è la volta che smetto...”).
“Niente” è una canzone lineare, che non parte mai, ma di una delicatezza fuori dal mondo; la voce è sofferta, stanca, flebile, morente, e con quell’arpeggio leggero di chitarra non ricorda neanche più quella di Godano. “Frimavera” e “Tremando” sono scarne filastrocche acustiche - che mi rimandano prepotentemente ai momenti lo-fi degli Afterhours di “Hai paura del buio?” - con bellissime intuizioni melodiche, ipnotiche canzoni-haiku svestite di tutto fuorché del loro significato. “Tra le mie ambizioni non c’è la mia ambizione” e “Artificiale” invece spezzano la struttura dei precedenti brani con inserti rumorosi e sonici di grande impatto.
Mi ricredo e chiedo venia, infine, perché il gruppo è compatto e l’idea ci sta, magari proprio in quella voce così esile che è al tempo stesso limite e particolarità del gruppo. Due consigli che sicuramente ignorerete: quella canzone all’inizio del demo è davvero fuorviante, mentre il nome scelto per rappresentarvi non brilla certo per originalità. Cercandovi in rete ho trovato altre due omonime band italiane: chi l’avrà scelto per primo?
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-27 00:00:00
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