Uccidiamo il chiaro di luna.
So che potrebbe esser ingeneroso - forse per una malintesa questione di buon gusto e di avversione alla banalità - ma al nome Fahrenheit 451 scattava subito nella mia mente il ricordo della formidabile canzone di cui sopra. Parliamo infatti di uno dei pezzi ska più belli mai pubblicati nello Stivale, oltre che di un biglietto da visita non risibile per questo disco che si propone di raccogliere in un unico argenteo supporto le canzoni che il gruppo veneto ha snocciolato nel corso dei cinque anni di attività.
Anni in cui i Nostri non avevano mai allineato le proprie tracce se non su vinili, mp3, singoli e quant’altro, preferendo impegnarsi di più sul versante live e su quello della multimedialità - anche perché il video di “Uccidiamo il chiaro di luna” aveva regalato loro non poche soddisfazioni e riconoscimenti. La decisione, quindi, di chiudersi in uno studio per lavorare sul disco - in compagnia del Dr. Duse dei Pitura Freska - è stata presa circa a metà dell’anno scorso, inaugurando contemporaneamente la collaborazione con la Rude records.
Il risultato è uno ska leggero e melodico che, per alcuni versi, ricorda proprio i Pitura Freska. I brani che più convincono sono i classici del gruppo (“Cammina Cammina”, “Veleno”, “F 451”,) mentre le cover dei brani italiani (“Azzurro” e “Volare”) non aggiungono nulla ai pezzi originali - e certo non sono le migliori versioni alternative in circolazione. Nel cd troviamo addirittura una versione in spagnolo (“Y matamos el claro de luna”) della prima hit della band, ma la vera spina nel fianco - se ne esiste una - è il riarrangiamento della release originale del brano. La cartella stampa, come se non bastasse, la definisce una “versione sicuramente più energica ed arrabbiata rispetto all’originale” - il che, capite bene, mi ha attirato dritto dritto alla traccia 4. Dopo il ‘play’ succede però che l’oramai leggendario incipit sax-batteria è sparito, la voce suona fuori posto, inoffensiva ed anche un po’ lagnosa, e della primitiva cattiveria neanche l’ombra. Sicuramente una versione che - questa sì - non rende giustizia alla storia del gruppo.
Per fortuna la cocente delusione è bilanciata da altri brani che rimangono piacevoli e ballabili (vedi “2000 mani”, che si rivela un’interessante canzone sulla prostituzione), ma nel complesso l’approccio alla materia rimane un po’ troppo insipido per i miei gusti. Ombre e luci, quindi, su quello che rimane comunque uno dei gruppi ska più significativi dello Stivale.
Aspettiamo con fiducia una seconda prova che confermi con più convinzione la fama dei Nostri.
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La recensione Greetings from Marghera di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-02-27 00:00:00
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