I me and my monkey citano a margine "Alice nel paese delle meraviglie": "take care of the sense and the sounds will take care of themselves..." Il che significa, più o meno: "prenditi cura del senso e vedrai che i suoni si prendono cura di se stessi". Come ad affermare che la bontà della forma musicale sia intimamente connessa alla qualità del messaggio veicolato.
Proprio questo riferimento letterario può così spiegare la scelta della band di rifarsi a campioni dell'indie rock anni Novanta quali dEUS e Pavement, gruppi che, facendo leva sulla forza emotiva del proprio messaggio musicale, tramutarono la povertà di stile e di capacità tecnica in un'inestimabile ricchezza.
La semplicità della musica contenuta in questo demo non significa però che esso sia sciatto o poco curato. Anzi. I tre brani presentati dai cinque piemontesi dimostrano un garbo pop degno dei migliori Lemonheads e Dinosaur Jr - basti ascoltare l'ottima "Rainy days" in apertura. Se "Ordinary chaos" presenta un cantabilissimo ritornello che sembra uscito da un vecchio album dei Police, il finale fragoroso di Extatic Pathways ci riporta alla mente i dEUS più rock (quelli di "The ideal crash", per intenderci). Ottime chitarre, cantati orecchiabili ma mai scontati, una registrazione limpida e, cosa che non guasta, una bella veste grafica.
Con queste tre canzoni segnate da una scrittura squisitamente 'leggera', il promo s'allinea in parte all'estetica college-rock dei più noti Slumber. Conservo le solite riserve per la scelta dell'inglese - come sempre naturale ed immediatamente "redditizia", ma limitante ad un ascolto più approfondito. Parafrasando ancora Lewis Carroll, mi verrebbe da dire: "se le parole hanno un senso, allora anche l'italiano potrà sopportarlo". Ciò comunque non toglie che si tratti di tre ottime canzoni.
Tre rondini non posson però far ancora primavera - così mi dolgo della brevità del disco, e attendo con impazienza prossime prove.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-02 00:00:00
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