É oramai pratica costante che quando un genere diviene popolare nel mondo anglofono, ed i suoi caratteri distintivi vengono assimilati attraverso il filtro televisivo e ridotti a cliché, esso generi una sequela impressionante di emulatori nostrani incapaci di vita autonoma e completamente presi dal tentativo di riprodurre lo schema di riferimento aderendovi completamente e senza aggiungervi alcuna impronta della propria personalità.
Per fortuna, però, ci sono anche delle salvifiche eccezioni alla regola, ed è questo il caso dei Voltage, che propongono non una sbiadita e stanca imitazione, ma una versione corroborante e credibile del nu-metal, con forti richiami ai Korn e ai principali iniziatori di una scena che era vitale prima di arenarsi in una palustre commercializzazione mtv-zzata che ne ha ridotto a elemento invariabile e ripetitivo ogni profilo.
I pezzi sono tirati e violenti, pieni di vigore primitivo e con un suono profondo e gonfio, stupefacente per un’autoproduzione. Furia e tirate di fiato, nel classico alternarsi di screaming roco e sospensioni melodiche, si succedono trasmettendo vividamente l’avvicendarsi degli stati d’animo, tratteggiati a forti contrasti dalle prodezze di un vocalist dalle eccezionali qualità.
Il riffing chitarristico è roccioso e cupo, ma sa anche andare oltre i soliti power chords ribassati scagliando feroci aculei thrash e punteggiando i brani con virtuosismi forse un po’ datati, ma tuttavia mai scadenti nell’autocompiacimento (tranne che nella prolissa “01-Synapse” resa comunque interessante dai continui cambi di tempo e dalle sonorità non levigate).
L’impianto ritmico è robusto e ben rodato, attraversato da drum machines che ne sorreggono le strutture con un pulsante andamento industriale e con qualche esplicita citazione dei Nine Inch Nails (“My Friend”).
Particolarmente ispirati i pezzi “If... Instead”, “Rosemary”, “Day by day” e “Reverse (outro)”, che condensano tutto lo spirito della commistione tra metal ed elettronica, ricordando con dignità, alcuni momenti della colonna sonora del film Spawn (uno dei manifesti di questo genere di crossover), riaggiornandone le sonorità ad una matrice più chitarristica. A conti fatti “A World Beyond” è un lavoro ben suonato e ben cantato, che avrebbe tutti i numeri per dire la sua in un genere ultimamente privo di scosse, se solo qualcuno spendesse un gettone per dare un ascolto ai Voltage.
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La recensione A World Beyond di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-03-16 00:00:00
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