Spoiler: non c'è niente di dandy.
Sto provando a prendere sul serio Max Lo Buono e il suo album, se non altro perché il titolo mi aveva intrigato, ma non riesco a smettere di guardare le foto in cui sembra un incrocio fra un tronista, il chitarrista di una cover band di Ligabue, un pirata dei Caraibi e il protagonista di una telenovela argentina, fra cui quella in cui si propone come “musicista e cantante per intrattenimento matrimoni” - lavoro nobilissimo, per carità, ma non con quella catena sulla camicia aperta fino all'ombelico.
Ma passiamo alle cose importanti.
Il titolo “Tutto molto dandy”, dicevo, mi aveva incuriosita, perché mi aveva portato ad aspettarmi qualcosa tipo i gloriosi Bluvertigo, una rivisitazione attuale, un po' ironica e molto cool degli anni ottanta più glam, avanguardisti, dandy appunto. In un certo senso avevo ragione, perché di anni ottanta qui dentro ce n'è a pacchi. Però non esattamente di quelli più fighi e innovativi. Perché non bastano certo un synth, un video in cui si fa sfoggio di una buona capacità trasformistica e una foto con gli occhi di colori diversi per farti somigliare a David Bowie, ma nemmeno a Ivan Cattaneo, per dire. Per quello ci vorrebbe un disco che non suoni come una compilation di aspiranti partecipanti a Sanremo Giovani 1986. Una tamarrata totale, insomma, “rock” all'italiana a un passo dal neomelodico che si salva giusto in un paio di momenti un po' simpatia (“Sono solo timido”), e lasciatevelo dire da una che di dandy (cit. Treccani: “la parola si è diffusa nell'uso com. col sign. di uomo elegante, alla moda, che attribuisce grande importanza al proprio aspetto, dando valore soprattutto allo stile, al buon gusto, alle belle maniere”) del pop se ne intende: andrebbe denunciato per pubblicità ingannevole.
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La recensione Tutto Molto Dandy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-25 09:30:00
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