Un demo che guarda al di là della manica e cerca di trovare la propria strada. Non ci riesce sempre, ma può essere un buon inizio.
Eryx London di italiano non ha nemmeno il nome. Nonostante si tratti di un’artista nata a Roma, sembra che il cuore le abbia sempre guardato al di là della manica. Il suo stile ricorda un po’ quello dell’inglese Anna Calvi che, ironia della sorte, ha il nome italiano del padre, ma nasce a Twickenham.
Dopo aver pubblicato l’album omonimo con gli Hoosh, ha deciso di trasferirsi definitivamente a Londra e d’intraprendere la strada da solista, tirando fuori questo demo autoprodotto dal sound delicato e raffinato.
Tutte le canzoni docilmente avvolgono e cullano, tra ballate più acustiche e spazi lasciati a sintetizzatori elettronici.
“Love song”, la prima traccia, è luce lieve e soffusa, che si abbassa e si fa più scura nella successiva “Longing”, dove invece c’è più spazio per le distorsioni, i brividi e il gotico. Qui solo la voce sembra, a tratti, convincere meno, soprattutto quando si lascia andare a lamenti superflui.
“Ooh” incalza con un ritmo ripetuto, in quella che sembra una lotta continua tra l’acustico della chitarra e i suoni eterei e artificiali. “The limit” sancisce la vittoria della chitarra acustica ed è lento scorrere di sensazioni dai contorni sfumati su una base da ballata.
“The promise” è forse la migliore, melodica e piacevole all’ascolto; sulla stessa linea prosegue la successiva “Big City”, una dichiarazione d’amore a Londra, la città dei sogni e delle aspirazioni per alcuni.
Tra i difetti c’è forse la ripetitività dei brani: se da una parte l’aver scelto un percorso preciso è un vantaggio perché dimostra di avere le idee chiare, dall’altra si rischia di cadere nella ripetizione di se stessi. Nel disco questo succede solo a tratti, ma succede, anche se tutti i brani poi presi singolarmente sono piacevoli.
Dall’altra parte c’è uno stile vocale tutto particolare, una voce che accompagna le melodie, convince e si adegua alle atmosfere che la avvolgono. A volte sussurra, a volte respira intensa, a volte si fa più profonda, quasi sempre al momento giusto. È uno stile che ricorda da lontano quello di Kate Bush o PJ Harvey, ma cerca di emanciparsi dalle influenze e diventare indipendente. Non ci riesce sempre, ma questo può essere un buon inizio.
L’impressione è che in Italia non ci siano tante esperienze valide di questo tipo, quindi ben vengano tentativi come questo. Nonostante i piccoli difetti dell’autoproduzione e degli esordi è un buon lavoro. Anche se la strada è ancora lunga.
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La recensione Eryx London (demo) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-04 09:25:00
COMMENTI (1)
Grazie davvero, concordo su tutto ciò che ha scritto, infatti è solo un demo e molte cose sono cambiate da allora, sia le parti vocali che gli arrangiamenti, che saranno elettrici. e mi auguro di riuscire a pubblicare i brani i questione con le nuove idee. (Longing ad esempio avrà una veste completamente diversa così come The Limit).
Fingers crossed! :-)
Eryx London