Granitico album tra stoner e progressive metal.
Quartetto milanese dedito in equa misura allo stoner e al progressive metal dei Tool, gli Psicotaxi sfornano un disco sostanzialmente strumentale, a parte gli interventi recitati di Manlio Benigni, dedicati a uno stralunato dialogo tra due amici in cui uno ritiene impossibile avere una relazione con una pornostar, alla realtà dello sfruttamento economico ai tempi del neoliberismo, a uno spettacolo di body art estrema che il pubblico percepisce come finzione quando si tratta di realtà. L’album, significativamente intitolato “Effect of the Head's Mass” è quindi un concept sulla società di massa e il modo di pensare per luoghi comuni che la caratterizza, come si evince anche da titoli come “Zingaropoli” e “Il mondo nuovo”, che cita l’opera profetica (c’è chi dice programmatica) di Aldous Huxley.
La musica è potente, compatta, granitica, anche se nessun brano colpisce particolarmente. I testi di Benigni, meno: il dialogo citato pare preso di peso da un brano di Elio e le storie tese (chissà, forse l’effetto è voluto, ma stona) e il monologo “sociale” è troppo estremo per essere credibile. Nel complesso quello che si dice un lavoro onesto e sincero, con qualche caduta di tono nei testi e nulla di memorabile.
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La recensione Effect of the Head's Mass di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-12 09:55:00
COMMENTI (1)
Strepitosi!