Un disco che piacerà agli amanti del rock di larghe vedute e a coloro che, ci hanno ritrovato pezzi di gioventù.
Iniziamo col fornire i riferimenti spazio-temporali di una band che è italiana solo per metà. Fra i componenti si contano infatti due connazionali, Lef (Obake) a voci e tastiere, e Carmelo Pipitone (Martasuitubi) alle chitarre, con due artisti stranieri, Colin Edwin dei Porcupine Tree al basso e Pat Mastelotto dei King Crimson alla batteria. Se vale ancora l'accezione di supergruppo, allora questo quartetto rientra appieno nella classificazione.
Liquidate le presentazioni, cosa racchiude musicalmente questo esordio? Tantissime cose, spesso inaspettate, soprattutto per chi come me è alla soglia dei 40; tanti sono i rimandi sono a certo rock degli anni '90/00, con sonorità a metà strada tra Tool, Alice In Chains e Faith No More. Ciò è dovuto a questo mischione di psichedelia, math-rock e prog (per fortuna quasi mai protagonista al fine di sembrare semplice esercizio stilistico), che genera un ibrido davvero interessante. Il trittico iniziale svela subito le cose migliori: a cominciare dal singolo "Pyre" (splendida ballata che si chiude con un finale alla Mogwai), preceduto dalla tooliana "Jellyfish" e dell'assalto sonoro (vagamente in stile Korn) di "Breakdown".
Tutto l'album viaggia di fatto su queste coordinate, mostrando una incredibile coerenza di fondo nell'affrontare la materia, senza mai mostrare la minima sbavatura (ottimo il lavoro di produzione dei pezzi). Piace fondamentalmente questo approccio in cui i quattro vanno costantemente alla ricerca del limite, senza però mai oltrepassarlo, ovvero evitando di annoiare l'ascoltatore con lunghi e intricati fraseggi ("Funfair", "No need", "Bed of stones").
Insomma, un grandissimo gioco di squadra che, per essere alla prima uscita, sorprende per compattezza e incisività. Piacerà agli amanti del rock di larghe vedute e a coloro che, come il sottoscritto, ci hanno ritrovato pezzi di gioventù.
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La recensione Inflamed Rides di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-11-19 10:05:00
COMMENTI (3)
Album molto bello ma soprattutto equilibrato, dato che nessuno dei 4 membri della formazione sembra voler prevalere sugli altri nelle canzoni, senza né troppi né pochi tecnicismi.
Pazzesco è dire poco. Credo che questo sia uno dei MIGLIORI progetti musicali di sempre: innovativo, carico, antipaturnie e tutto ciò che di buono possa esserci.
GRAZIE!
Disco pazzesco!