JuneGoodbye Sweetheart2015 - Lo-Fi, Punk, Shoegaze

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Una festa intima a cui tutti siete invitati

Ci sono dischi faraonici e iper-prodotti, dove la qualità del suono, la ricchezza della strumentazione e la quantità degli effetti in sovraincisione è talmente massiccia che per ascoltarli degnatamente bisognerebbe disporre di un impianto di riproduzione sonora degno della Nasa. Poi ci sono altri album, album più piccoli, più simili ad una carezza appena svegli piuttosto che ad un pugno in pieno muso. A questa categoria appartiene "Goodbye Sweetheart" di June.

Un ep di quattro canzoni, semplici e dirette come un sentimento sincero, come un periodo brutto e difficile che si supera grazie alle piccole cose, a quei minuscoli ed eterni gesti quotidiani che noi, persone sempre e comunque indaffarate, non ci ricordiamo più di fare. In "Speaking In Binary" l'arpeggio di chitarra e l'atmosfera rimandando ad una sorta di James Vincent McMorrow in salsa partenopea, dove si evocano, senza troppi fronzoli, grandi temi come la difficoltà nel comunicare le proprie emozioni agli altri.

L'ultimo pezzo, "Lights", aggiunge alle suggestioni shoegaze e lo-fi che dominano l'ep, anche un tocco di dream-pop, condotto sempre "a togliere", ovvero tramite una scelta di minimalismo fatta di echi, riverberi e drum-machine appena accennata, dettata più dai sentimenti che da un indirizzo di gusto.

Mario Vitale, napoletano, innamorato della sua compagna e della sua città, realizza un piccolo disco dal grande cuore, una festa intima a cui tutti siete invitati.

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La recensione Goodbye Sweetheart di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-12-11 09:45:00

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