Un pasoliniano piano sequenza sulle miserie della moderna società capitalistica attraverso la lente di un impattante industrial rock elettronico.
Il sesto album dei Drunken Butterfly, “Codec_015”, è il figlio furibondo dei suoi predecessori, e non che questi ultimi fossero delle mammolette, eh; non solo, infatti, ne esaspera contenuti e sonorità, ma ne amplifica la carica commiseratoria verso quel mondo cannibalesco – da loro sempre preso di mira – che tende, col tempo, a diventare ancor più sanguinario, su tutti i fronti, sociale, culturale, politico ed economico.
Spetta alla (consueta) valanga di decibel dispensati dalla band marchigiana l’arduo compito di approntare una sorta di pasoliniano piano sequenza sulle miserie della moderna società capitalistica, con un bell’occhio di riguardo allo Stivale che ci ospita. Con i contributi in post-produzione di Cristiano Santini dei Disciplinatha e Giovanni Ferliga degli Aucan i Drunken Butterlfy inanellano 9 folate di industrial rock elettronico che guardano ai riferimenti di sempre (N.I.N. su tutti) recuperando, a questo giro, tutta la frontalità punk che fu dei CCCP (“L’America”, “Il Belpaese”) e anche qualche più strutturata voglia di osare (le dinamiche velatamente math di “Coltelli”).
Un progetto nudo e crudo, dunque, che ci vomita addosso, senza pudore alcuno, tutta la spazzatura del mondo ma che, purtroppo, sembra perdere mordente proprio laddove problematiche più scivolose e a noi più familiari – quali la corruzione dei politici, lo strapotere delle banche, lo squallore della TV e le documentate prevaricazioni delle forze dell’ordine – finiscono per adagiarsi su schemi liricamente abusati (“Genova”, “Sete”).
Se, quindi, da una parte è davvero un piacere lasciarsi sfondare i woofer dalle bordate impattanti del trio maceratese dall’altra rimane un po’ di amarezza per il medio-basso profilo dei testi, non sempre all’altezza del tiro ambizioso e antagonista del disco.
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La recensione CODEC_015 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-25 09:30:00
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