Nessuna esitazione, nonostante una curiosa cover simil-trash. L’esordio dei Merci Miss Monroe non passa attraverso deliri in stile lounge - quegli stessi deliri che l’immagine di copertina rischiava seriamente di evocare - ma attraverso schemi e riferimenti cari all’indie-rock di matrice nord-americana, tracciati su di un impianto pop capace di creare un habitat ricco di armonie semplici e dirette. I punti di riferimento dei varesini? Semplice: si prendano i Sebadoh, i Pavement, i primi Dandy Warhols, i Blur (impossibile non riconoscere la band di Damon Alban in “So goofy”). Mettiamoci poi anche un pizzico di Pixies e se si shakera il tutto ecco a voi la formula dei quattro varesini. Bravi, soprattutto nel loro procedere in direzione di un territorio nel quale una certa aggressività di fondo sembra essere sempre bilanciata da un’irresistibile attrazione per la melodia.
Un viaggio nel corso del quale l’equilibrio tra istinto e ragione finisce con trasformarsi in una gara senza vincitori, nonostante qualche concessione alla malinconia (“D”, “A scratchy wed”) ma anche all’istinto punk (“Party parade”), ed un’interessante immersione in atmosfere stranianti (l’onirica “Gentlemen prefer blondes”). Qualche passaggio già sentito (la parte finale di “Glued” ricorda un po’ “Creep” dei Radiohead) e la consapevolezza che il disco in questione rappresenta tutto tranne una novità per il panorama indipendente tricolore, non impediscono in nessun modo di pensare a questo come ad un lavoro ispirato e ricco di canzoni convincenti, suonate in un evidente stato di grazia. E lascia immaginare che dalle parti di Varese la cosiddetta scena sia ormai una realtà indiscutibilmente matura.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-01 00:00:00
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