Tre Allegri Ragazzi Morti Il Sogno del Gorilla Bianco 2004 - Punk, Pop

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Mettono ogni volta i brividi i dischi dei TARM, perchè scandiscono il tempo che passa, il nostro tempo, con una nitidizza di sguardo e una lucidità di sintesi invidiabili.

Come dire che del Gran Caos che sono i Tempi (Moderni?) in cui viviamo, i TARM riescono a farne canzoni piccole piccole, semplici, scanzonatamente naif o garage-pop che dir si voglia, poco importa che qualsiasi definizione sarebbe di troppo per canzoni che vanno dritto all'Essenziale, e quindi alle Emozioni.

Canzoncine quasi beat '60, con tanto di coretto uacci-uari, come Country Boy, che è una canzone così dolce nella sua fragile e insensata forza che fa venir voglia di prendere carta e penna e scriverti "va tutto bene/spero davvero anche per te/il tempo è dei peggiori/anche per fingere/impara a cadere presto/perchè presto succederà/e intanto ridere delle cose/che qualche volta ti servirà". Country Boy diciamo poi fa idealmente il paio con Povero me e Voglio. Bene. Poi ci sono le 2 canzoni voce e chitarra, tanto corte quanto belle, Preghiera e Una ragazza, da nodo in gola e ricordi di camerette a cercare di rimettere insieme i pezzi di un cuore polverizzato. Il tempo di un sospiro e poi i toni si fanno più aspri, perchè aspri sono i tempi che viviamo e anche un eterno adolescente (come tutti d'altronde ormai siamo "in questo eterno presente che capire non sai") non può sfuggire. E la denuncia si fa più scoperta, puntuale: "mangiare un altro panino non mi sembra così indispensabile in un mondo dove due terzi muoiono di fame" (Questo è il mondo), "piccolo borghese senza identità se arrivi a fine mese qualcuno riderà/dei debiti che hai e che non fai vedere" (da Piccolo borghese). E soprattutto "Questa Italia non c'è/si è suicidata/si è specchiata troppo e si è ammalata/si è specchiata nella tele/pensando fosse il mare/e tutti si sono convinti fosse l'unica cosa da fare”. 3 canzoni che ti fanno girare il sangue in circolo un po’ più veloce, diciamo così. Completano il tutto un paio di episodi che al sottoscritto convincono forse meno (La festa è a Buenos Aires e Signorina primavolta), un artwork degno di nota e una traccia video ancora di più.

Questi sono allo stato attuale i 3 Allegri Ragazzi Morti. Così questo disco: bello, semplice, naturale, consapevole, trasognato, arrabbiato, solare, caparbio, leggero. Come la prima ragazza che avete baciato in quell'estate in cui avete capito che la vostra vita stava cambiando, e non andava necessariamente nella direzione che vi avevano imposto/suggerito/previsto Società e Genitori. "Il sogno del gorilla bianco", come dire la speranza della pecora nera, cioè del diverso rispetto al mondo omologato e asettico in cui fantasia e sogno e diversità (appunto) sono banditi. Cioè un altro mondo oltre che essere possibile esiste veramente. E siamo noi. Qui. ora.

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La recensione Il Sogno del Gorilla Bianco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-05-03 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • combat 14 anni fa Rispondi

    ben tornati!