Stefano Tessadri Dietro ogni attesa 2004 - Cantautoriale

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Stefano Tessadri ce la mette tutta. Pubblica un disco ben suonato, ben scritto, con fior di musicisti (un nome su tutti: Ares Tavolazzi, ex-Area, per i pochi che non lo sapessero), con una bella copertina, un bel libretto. Trova anche chi crede in lui, e non poco, visto lo spiegamento di mezzi.

Però non convince. O meglio, il suo prodotto convincerà solo una parte di pubblico ben delimitata: il trentenne milanese di Niguarda infatti compone, suona e canta esattamente come Tom Waits, seguendone la calligrafia in modo imbarazzante. Sembra di trovarsi di fronte a una collezione di outtakes dei tempi di “Blue Valentine”. Nel libretto interno addirittura si fa fotografare col tipico cappellino del californiano. E quando Tessadri abbandona un attimo il solco principale della sua ispirazione lo fa per rivolgersi a Vinicio Capossela (“Canzone del suburbio”), giungendo perfino a cantare con accento napoletano (“’O spettro”), con esiti un po’ ridicoli. Perché in questo modo Tessadri capovolge proprio quella intuizione che reso Capossela non un clone di Waits, ma un artista dalla forte personalità con molto da dire: e cioè partire dal proprio vissuto (la realtà meridionale e degli emigranti) che contamina e modifica il modello americano, creando qualcosa di assolutamente nuovo. Tessadri invece non racconta niente di sé, della sua Milano. Quando nel pezzo più personale del disco, “La macchina d’amore”, immette nel ritornello la tradizione italiana melodico-swing degli anni 30, lo fa cantando con un lieve accento emiliano!

Questo costante vergognarsi delle proprie origini è il limite più forte di questo lavoro. Anche quando tenta l’escursione in un paesaggio metropolitano (“Nel silenzio della notte”), Tessadri non lo connota. Si può immaginare sia Milano conoscendo le origini dell'autore: e però tutto resta indeterminato e astratto. Tessadri scambia vaghezza con generalità. E sì che la sua città gli offre una ricchissima tradizione di musica popolare, che ha narrato il lato oscuro della vita nella capitale lombarda.

Non rimane che sperare che Tessadri studi l’opera dei vari Nanni Svampa, Lino Patruno, Ivan Della Mea, Enzo Jannacci, attingendovi e mettendo così a frutto le proprie indubbie capacità di composizione e arrangiamento. Sfornando un disco personale e dimostrando di valere qualcosa di più di una serata in un pub universitario.

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La recensione Dietro ogni attesa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-09 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • davideqwerty 15 anni fa Rispondi

    sono contento di non essere l'unico a pensarla in questo modo, ritengo giusto recensire in modo onesto un lavoro di questo tipo. Credo che fare musica o arte in genere debba sempre tener conto della necessità di creare qualcosa che prima non esisteva o al massimo portare avanti un discorso tracciato da altri. In questo caso è pura imitazione (fatta anche male). E' triste vedere talenti come Ares Tavolazzi partecipare a queste parodie inconcludenti...