Un rifugio dallo squallore del reale, dalle difficoltà delle relazioni, senza tralasciare nessuna sfumatura.
“E non ci pensi che non sappiamo niente? Le convenzioni son la cosa più importante”. A dispetto di quello che dice il verso d’apertura del disco d’esordio de La Notte, per parlare di loro non ci si può basare sulle convenzioni. Innanzitutto perché, essendo una band esordiente, di loro si sa ancora poco, se non che sono di Firenze, che sono l’evoluzione di un altro gruppo (i Two More Canvases), che hanno iniziato da poco a cantare in italiano e che sono prodotti da Karim Qqru, il batterista degli Zen Circus. In secondo luogo, perché per parlare di queste nove canzoni, le convenzioni non bastano. Qui dentro c’è un vero e proprio melting pot di influenze.
La Notte non si inserisce in nessuna nicchia particolare, ma è palese che le ispirazioni qui vengono quasi tutte da oltreoceano. A stare attenti, infatti, si sente una lontana eco dei Kyuss.
Ad ogni modo, come dice lo stesso titolo, questo è un disco notturno. C’è un sacco di introspezione e di analisi psicologica e l’insieme delle canzoni è come una grande indagine sulle relazioni sociali. Certo, ci sono anche versi poetici (“vado di fretta verso il tuo sole”, “il mio unico amico è il sole”), ma stanno sempre a rappresentare un rifugio dallo squallore del reale. Del resto, la traccia di chiusura si intitola proprio "Il Mio Rifugio Ideale" ed è un pezzo in cui si possono alternare due versi come “il mio rifugio ideale è fra le tue gambe” e “come mi sento bene, un po’ come il mare che brilla al sole”. Se il cinismo di questi ragazzi è impressionante, infatti, lascia sempre intravedere un’altra faccia della medaglia e una profonda sensibilità. Della serie: la vita è dura, le relazioni sono difficili, ma sono solo un cucciolo in cerca di amore. E questo è uno dei grandi pregi dell’album: quello di non essere unidirezionale, ma di concedere delle sfumature, di essere onesto.
Musicalmente c’è di mezzo lo stoner, il grunge e anche un po’ di blues (ad esempio, il riff d’apertura de "Il Mio Rifugio Ideale" o le settime della chitarra acustica in "Super-Io"), anche se, a ben vedere, si trovano pure delle strizzatine d’occhio alle buone vecchie maniere del pop italiano (basta pensare alla melodia velvetiana del ritornello di "Convenzioni" o alle atmosfere pop di "A Terra", il pezzo più notevole del disco, per inguaribili romantici).
A volergli proprio trovare una pecca, le melodie, a volte, si assomigliano un po’ (senti le strofe di "Convenzioni" e "Il Mio Rifugio Ideale"). Ma noi le pecche non le vogliamo trovare.
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La recensione La Notte di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-05 10:00:00
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