L'impegno per il rock suonato bene con un ben noto difetto tutto italiano
Questa band fiorentina giunge alla registrazione del primo album di inediti dopo una buona gavetta, la sensazione di maturità che si avverte nel suono e nella composizione dei brani in questione è la diretta conseguenza della grassa attività live degli ultimi anni, i testi sono composizioni di sentimenti tradotte in prosa senza passare per metafore ridondanti e rime costrittive, piccoli temi stesi in presa diretta sulla vita già vissuta.
Il tiro classic rock è palese sin dalle prime note di "Balene", canzone d'apertura, piccola dedica originale a una lei con una faccia così bella da dover esser messa su una moneta, la vita di coppia come quella delle balene che escono fuori (dal resto della gente) per respirare. L'amore per la propria metà può divenire complicato come in "Psicosi", basta un'aura scomposta per generare confusione e c'è bisogno di un abbraccio per riempire lo spazio vuoto.
Il primo singolo estratto è "Il vostro gioco", un brano che corre dritto assieme alla chitarra elettrica del ritornello, una riflessione sul prendersi del tempo per pensare, raggiungere traguardi imposti è complicato, rispettare le aspettative altrui può esserlo ancora di più, sevono attimi di silenzio. "Vittoria" ha una scaletta musicalmente omogenea, il suono si affianca a quello di Ligabue o dei Negramaro e da lì non si discosta molto, rispetto ai più famosi colleghi però c'è una vena più originale nelle liriche e tanto basta per aggiungere valore alla totalità del prodotto.
Il quadro dei temi toccati dagli Amarcord si completa con brani come "Tutti fermi", "I nostri discorsi" o "Sulle mie spalle" che guardano alla condizione dell'uomo contemporaneo, capace di una totale immobilità ingiustificata ma in grado talvolta di colpi di coda, nonostante le mille belle parole sempre meno spesso si traducano in fatti concreti, una mano tesa si trova sempre.
Un lavoro di respiro decisamente pop, un disco ben suonato ma arrangiato con il volume della voce troppo alto, e questo da' sì una forza maggiore alle parole ma affligge di una patina commerciale anche il brano più distorto e incazzato. Una buona opera prima, promossa ma con debito in missaggio.
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La recensione Vittoria di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-27 09:45:00
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