“Palermo vibra” è compilation dai nobilissimi intenti, che nasce per attirare l’attenzione sulla scena musicale di una città tra le più grandi in Italia (750.000 abitanti), da sempre musicalmente un po’ in ombra. Premessa: se il cd rappresenta veridicamente la scena cittadina (nessuna accusa, solo che ogni scelta è soggettiva), emergono due elementi comuni: il modello americano (storica ambizione sicula, come per la rivale Catania) e il netto dominio tra i generi di ska, punk e hip hop, come un po’ dappertutto tra la Mtv generation.
L’impressione che si ricava dalla qualità delle proposte è che Palermo sia città che musicalmente sta ancora studiando. Ovvero, e senza fraintendimenti: sta passando la fase in cui si ricalcano dei modelli, necessaria e imprescindibile per arrivare un giorno ad avere un’originalità, un suono distintivo e riconoscibile (come è per Catania, sempre in Sicilia). Sempre che la Premessa sia valida.
Ovviamente, genere per genere, i risultati sono diversi. In quell’area indefinita che sta fra ska e flower punk, i Semprefreschi appaiono ancora senza personalità, ma molto energetici, mentre lo ska dei Magilla Gorilla è leggermente più personale, per i fiati che hanno un che di bandistico. The Popsters presentano un punk anonimo e solo energico, mentre i Cheech Skaos fanno il solito ska, ma offrono in “The ska-dance” un gran bell’attacco. Dal lotto emergono con decisione i Session 8, il cui hardcore melodico è fresco, arricchito da una voce femminile alla Avril Lavigne, tanto che cantando in italiano probabilmente avrebbero possibilità commerciali.
Capitolo hip-hop. Lasciano perplessi i Dual shok (è scritto proprio così...): delle due voci, una ricorda J.Ax degli Articolo 31, l’altra Caparezza; la base è un reggae. Mah. Perplessità pure per Stokka & mad Buddy tra Flaminio Maphia e Beastie Boys. Non andrebbe male, solo che a tratti pare di sentire Nucleo e Capsula di Zelig. Il brano proposto, poi, è infinito.
Nel rock i Filthy suday circus propongono il solito crossover, mentre il pop-blues Aor e superamericano dei Dr. Dream, anche se datato, qualche carta da giocare ce l’ha. Un po’ datati anche gli F-male croix, prodotti da Fabrizio Rioda dei Ritmo Tribale, col loro indie rock italiano tra fine anni 80 e inizio anni 90. Però sono grintosi.
Il meglio arriva alla fine. Se il surf degli Urania è un po’ didascalico nel ricalcare i sentieri dei Man or Astroman?, si fa notare la psichedelia anni 80 dei Mari-x, alla Paysley park, per capirsi. Infine, la gemma: “Nocturno culto” dei “vecchietti” Airfish. Band superiore, fin dalle prime note del brano, che esibisce un elettronica psichedelica e dub di tutto rispetto. Ma, non a caso, si tratta dell’unica band della compilation già ampiamente nota a livello nazionale, da diversi anni.
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La recensione Palermo vibra – I suoni della città di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-07-25 00:00:00
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