Rigo se la canta e la suona. Tra la via Emilia e il West.
Elliott Murphy e Mick Taylor. E poi Luciano Ligabue e i Rocking Chairs. Il curriculum vitae di Rigo, al secolo Antonio Righetti da Modena, gronda sangue e rock & blues. Lui l’America l’ha messa su di un piedistallo in tempi non sospetti: l’America del Delta, quella delle strade piene di polvere. In “Water hole” puoi trovarci John Steinbeck, John Fante (già, la polvere…), Jack Kerouac assieme ai suoi amici più fidati.
Di sicuro trovi Raymond Carver, spiegato alle masse nell’intro di “King of love”, declamato, eccezionalmente nella lingua di Dante, da Danilo Manfredini. Tutto il resto è folk, blues dannato, voce cavernosa che prende lezioni dal Bruce Springsteen “adulto” e da Johnny Cash. È una sei corde acustica abile nell’insinuarsi tra tra otto canzoni asciutte sia pur solide, percorse da un’essenzialità resa profonda dagli interventi puntuali dell’armonica a bocca e dalle pelli della batteria. È anche citazioni sorprendenti: da Lev Tolstoj (e la sua “chiarezza”) in “Henry’s Siege mentality”, a Vincent Van Gogh, John Coltrane e Bob Dylan, assurti a numi tutelari della bellezza in “The beauty”. Come dare torto a Rigo? Al rigore della sua scrittura, al suo modo di restare in equilibrio tra la via Emilia e il West, al coraggio dimostrato nel non disperdere il proprio talento e tenerselo, almeno per una volta, tutto per sé. Con il (buon) proposito di mettere in circolo il proprio istinto. Go for it, Rigo!
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La recensione Water hole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-01-11 09:55:00
COMMENTI (1)
direi che sono contento!!!