Rock'n'roll. Questo è forse il modo migliore per cominciare a disporre le parole nel racconto di questa piccola autoproduzione che porta il (bel) nome di Wilma Strippers. Quattro brani che scorrono tutti d'un fiato. Un'intensità che fin dal primo rintocco di chitarra si mantiene costantemente oltre il livello di guardia. Il nome di Jon Spencer che circola in testa dopo pochi istanti e quello degli One Dimensional Man a ricordare che anche i Wilma Strippers sono italiani nonostante lo sguardo ammirato verso Washington.
Orfani del basso, evitano lacune ritmiche con un istinto carnale e perverso nel predisporre strutture strumentali ansimanti e minimali, destreggiando fraseggi chitarristici ruvidi ed essenziali che stracciano il blues e lo ricostruiscono con un'attitudine rumorosa quasi romantica.
Composizioni che arrancano con fragore inseguendo costantemente la melodia, pur nel rispetto di un'instabilità schizofrenica che grattugia gli strumenti e cosparge il tessuto sonoro di rumori imprevisti.
Un progetto interessante ma limitato, che manca purtroppo di freschezza e si chiude fastidiosamente in una ricerca di suoni ormai terribilmente derivativi e mai del tutto assimilati con personalità dalla nostra cultura peninsulare. Resta una formazione valida, probabilmente dirompente dal vivo, ma che resta all'ombra di troppe altre realtà estere decisamente superiori per spessore, estro e capacità.
Da seguire con fiducia e rivedere in futuro, sperando in una svolta stilistica che metta in luce la personalità di una band che sembra avere un buon potenziale creativo.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-08-20 00:00:00
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