Una sorta di monotraccia scarnificante di noise post-industriale a bassa fedeltà, dove regnano torbidezza e lascivia.
Questo fugace (quanto ostico) ritorno di Thysanura trasuda lussuria e perdizione fin dai titoli scelti per battezzare le quattro tracce che lo compongono: nell’ordine “Heel to mouth”, “Luxury slut”, “Perverted games in the basement” e “The romance of a fisting”. Ancora il sesso, dunque – dopo l’orgia rumoristica del precedente “Hardcore” – a fungere da leitmotiv concettuale del nuovo progetto del musicista pavese di stanza a New York. E ancora una volta il (per lui) imprescindibile Merzbow come rassicurante padre putativo di questa mezz’ora abbondante di noise cannibalesco che affonda le proprie radici in un background visivo (e visionario) di primissimo ordine.
Originariamente pianificato per uscire su cassetta “Lust on the thin black line” cambia destinazione e si traveste da EP per confezionare quella che a tutti gli effetti risulta poi essere una sorta di monotraccia scarnificante di noise post-industriale a bassa fedeltà, dove abbrutimento fisico e spirituale procedono di pari passo verso un nirvana saturo di torbidezza e lascivia che tanto farebbe felice il buon Genesis P-Orridge.
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La recensione Lust on the thin black line di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-02-29 09:50:00
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