Una riscoperta dei sensi così estrema da far perdere l'equilibrio fisico e psicologico a chi soggiorna al suo interno.
Se pensate che un album o una canzone debbano avera una struttura delineata composta da inizio, parte centrale e una fine, allora troverete qualche problema nell’ascoltare il primo lavoro del collettivo TACET TACET TACET "Embodiment".
Il disco è un concept album composto da 6 brani di stampo ambient, noise e psichedelico associati ad altrettanti cortrometraggi che vanno ad incorporare, amplificare e dare forma alle sonorità non convenzionali utilizzando diverse tecniche compositive per donare imprevedibilità e suggestione all’opera.
Per i TACET TACET TACET, l'obiettivo di "Embodiment" è la liberazione dell'orecchio stesso, la creazione di un atto del sentire diverso, precedentemente inimmaginabile e indefinito dalle convenzioni dell'ascolto musicale, un orecchio più naturale e senza pregiudizi.
In assenza di suoni esterni, "Embodiment", funge da riflessione e da camera anecoica. Questo disco ci ricorda che noi stessi siamo una fonte di rumore: ogni canzone dell’album si riferisce infatti a una parte del corpo umano. Per arrivare a questa consapevolezza sonora e percezione di noi stessi è necessario un periodo di allenamento ("Brain") per abituare il nostro udito al silenzio assoluto per poi iniziare a percepire tutti i suoni prodotti dal nostro corpo: il battito cardiaco, lo scorrere del sangue nelle vene, l'aria che entra e esce dai nostri polmoni.
"Embodiment" è un’opera d’arte multisensoriale che può essere fruita in vari modi ma, considerare unicamente l’aspetto musicale, andrebbe ad inficiare un lavoro artistico di rilievo che può sicuramente rappresentare il punto di partenza per una produzione futura volta allo sviluppo delle sonorità ambient presenti all'interno dell'album.
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La recensione Embodiment di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-01 09:00:00
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