Siamo agli esordi, ma le premesse sono buone
Una cavalcata nel cosmo tra fasci di luce e agglomerati di polvere uniti a sostanze aeriformi, così si potrebbe definire l’esordio musicale del duo umbro Human Progression Machine, che sa ben tenere in equilibrio gli elementi classici con quelli moderni facendoci entrare in una dimensione extrasensoriale in cui il tempo si dilata fino all’inverosimile e i punti cardinali perdono di senso.
Nelle cinque tracce di cui è composto "Kosmos", grazie all’utilizzo di violino/loop machine, da un lato, e di e-drums/octapad/synth, dall’altro, prendiamo parte ad un crescendo di sensazioni contrastanti generate da un competente utilizzo degli strumenti, e da ritmiche che iniziano morbide e delicate per poi farsi sempre più ostinate e avvolgenti. Ne è un esempio il lungo brano di apertura “La Danse de Fue” che si apre soffice con assoli di violino e loop machine per trasformarsi, man mano, con il groove della batteria elettronica, in una marcia celestiale sempre più solenne e incalzante, o come nel caso di “Philae”.
Un esordio di tutto rispetto che, tuttavia, risente di un’eccessiva similitudine nella struttura dei brani che, in tal modo, penalizza le potenzialità espressive dei due musicisti, più propensi a giocarsi la carta meno rischiosa dell’immediatezza. Ma siamo agli esordi e, con queste premesse, è molto probabile che avremo altro di ancora più interessante da ascoltare.
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La recensione Kosmos di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-12 00:00:00
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