DivenereCities, Skies, Mountains, Seas and Other Useless Things2016 - New-Wave, Shoegaze, Pop rock

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Paesaggi sonori ora sussurrati ora urlati in un album che convince solo a metà

Il viaggio è uno dei temi più facilmente utilizzabili per un tema scolastico, una metafora da status su Facebook oppure una riflessione sulla propria vita. Eppure, nonostante la non-originalità evidente di tale scelta, non pare esserci soluzione migliore che parlare di viaggio per questo "Cities, Skies, Mountains, Seas and Other Useless Things" dei Divenere. Il gruppo, ormai attivo da poco meno di dieci anni, realizza un disco composto da paesaggi sonici che si susseguono uno dopo l'altro, proprio come, in un pomeriggio di pioggia, dal finestrino di un treno di provincia l'immota campagna, giusto per citare Johanna Spyri, autrice del libro per ragazzi "Heidi" (sì, proprio lei). Eppure, invece di picchi innevati e delle rituali caprette che salutano, i paesaggi dei Divenere sono molto meno ricchi di vertigini e di strapiombi: c'è una sorta di luce omogenea che rende bene a fuoco tutto, senza che si abbia mai la sensazione di una qualche sorpresa improvvisa, giusto uguale ad una linea di un regionale veloce nel cuore della Pianura Padana. Non che alcune tappe di questo ideale viaggio non siano notevoli, come l'attacco, quasi pop, di "Paralyzed", la quarta traccia delle cinque di cui è composto l'album, eppure l'impressione, diciamo generale, è che qualcosa non funzioni a dovere. Quando si fa un viaggio in treno, si presume almeno, che ad un certo punto ci si fermi, si scenda e si vada a trovare quella persona per cui si è fatto tanti chilometri. Ecco qui invece (cane che si morde la coda? Serpente che morsica un altro serpente?) si viaggia e non si scende mai, in un circuito autoreferenziale in cui mancano le fermate e ci sono solo andate. "Better", l'ultimo pezzo, è molto esemplificativo in questo senso: una colata shoegaze di riverberi che, per quanto possente, non riesce a penetrare la soglia d'attenzione e, poco dopo essere terminata, scompare, non c'è più, si rischia di scordarlo. Un po' come quel faggio vicino alla massicciata che abbiamo in treno appena incontrato e già dimenticato.

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La recensione Cities, Skies, Mountains, Seas and Other Useless Things di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-25 00:00:00

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