Si chiama glitch-music. E’ musica realizzata con campioni di rumori elettronici, interferenze, fruscii e molti silenzi. Nata a metà degli anni novanta con musicisti quali Autechre, Oval e Pan Sonic, la glitch-music ha avuto una rapida diffusione internazionale, arrivando in luoghi culturalmente molto distanti tra loro dal Canada al Giappone, dalla California alla Germania e perché no, anche all’Italia. Fab si inserisce alla perfezione in questo contesto avanguardista che sfrutta le soluzioni più attuali in fatto di collage elettronici.
Il giudizio su questo disco è però contraddittorio. Se è vero che Fab dimostra di essere molto più “avanti” del 95% dei gruppi italiani è anche vero che i 65 minuti di questo cd sono di una pesantezza estenuante e sottolineo che questo non è un complimento. Parte della responsabilità ce l’ha sicuramente il genere, non potrebbe essere altrimenti. In un certo senso mi ricorda il rock progressivo degli anni ’70 quando abbondavano le lunghe suite ispirate dal jazz e dalla classica, ammirevoli in sé, ma inascoltabili sulla distanza.
D’altro canto l’autore ha comunque la parte fondamentale perché è pur sempre vero che i migliori riescono a creare ottima musica indipendentemente dal genere in cui si inseriscono. Per il momento Fab dimostra di aver assimilato le tecniche, ma di non possedere ancora una voce originale o la capacità di produrre brani che sappiano colpire l’ascoltatore. Forse solo “Piece de vie” ha una sua identità, il resto mette a dura prova la pazienza dell’ascoltatore con estenuanti silenzi e interminabili ripetizioni di interferenze. Molto meglio ascoltarlo col forward: cambia poco quello che senti e dura molto meno.
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La recensione Promo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-16 00:00:00
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