Non una cometa, ma un astro che resterà stabile ad illuminare la musica italiana del 2016
Certamente sarebbe molto facile paragonare "Comet" ad una cometa che per pochi istanti passa nel cielo, lasciando una flebile scia e illuminando uno di quei momenti sfuggenti che non fai in tempo a vivere, uno di quei momenti in cui ti senti ancor più sfortunato del solito. E chi si sta perdendo "Comet EP" è veramente sfortunato, perché il lavoro solista di Sofia Gallotti merita veramente un'attenzione speciale.
Un album nato da un lungo lavoro introspettivo, lontano dagli Iori’s Eyes, che ha acquisito la sua forma definitiva con l'ausilio collaborativo di Riva - ma anche di Federico Dragogna e Jo degli Aucan - coadiuvato da un periodo di ampia e sapiente ricerca sonora che ha lasciato una traccia indelebile in tutto l’ep; e credetemi se vi dico che è un disco perfetto per ballare lentamente al buio, per lasciarsi andare come se stessimo cadendo all'indietro dentro una vasca di deprivazione sensoriale: mettete su “Game Over” e provate.
Sin dalla prima e omonima traccia, quello che colpisce di "Comet" sono i suoni dei synth che avvolgono, trasportando l'ascoltatore in equilibrio con le melodie cupe e struggenti delle linee vocali che a mano a mano vertono verso la luce, raggiungendo il culmine in "Organ".
La storia compositiva di "Comet" nasce da un duplice incontro: il primo è tra Sofia e le sonorità di Klaus Schulze, le quali hanno influenzato la prima stesura del lavoro; il secondo incontro è quello con le potenzialità della voce. Una novità per Sofia, un nuovo strumento musicale scoperto gradualmente e timidamente, ma capace di stravolgere “Sugar Me” di Lynsey De Paul ed allo stesso tempo in grado di conferire un’identità inconfondibile a tutto l’album.
Le influenze eteree del dream pop e krautrock sono presenti in modo radicale per tutti i 20 minuti di musica, donando così una struttura che crea una continuità naturale, ma anche molto dinamica tra un brano e l'altro. Quello a cui pensi mentre stai ascoltando il disco non è solamente un semplice “bello”; riesci a capire che l'aura contenitiva di tutto non è ordita semplicemente da un susseguirsi di note, bensì di emozioni. "Comet" paradossalmente non è una cometa, ma un astro che rimarrà stabile nella volta celeste, a segnare un punto di riferimento nella musica italiana del 2016.
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La recensione C O M E T Ep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-04-21 10:00:00
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