Raphael Reggae Survival 2016 - Reggae

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Un ottimo disco reggae, fortemente critico ma di facile ascolto. L’attacco di Raphael alla Babylon 2.0

Anche se all’interno dei confini nazionali il reggae non ha ancora la stessa influenza che ha all’estero, è cosa nota che il genere in Italia sta vivendo un momento particolarmente felice. Tra i protagonisti di questa nuova rivoluzione in levare spicca senz’altro anche il nome di Raphael, capace di attirare su di sé l’attenzione e il consenso di pionieri del reggae italiano e internazionale, come Bunna degli Africa Unite o il giamaicano Triston Palma.

Dopo l’ottimo esordio di “Mind vs Heart”, con “Reggae Survival” l’artista savonese non solo riconferma il talento espresso con il primo album, ma presenta un’interessante visione personale nei confronti dei principi classici della cultura rastafariana. Se ogni artista reggae che si rispetti ha una Babilonia contro cui lottare, quella di Raphael è una sorta di evoluzione 2.0 del concetto di Babylon, una società in cui l’individuo è ossessivamente controllato e in cui la linea di confine della privacy è ripetutamente violata. “Dread Inna Babylon”, in apertura del disco, e “Who Dem A Pree”, in duetto con Lion D, segnano in questo senso due passaggi chiave: se la prima canzone è un attacco generico alla società del ‘nine to five inna factory’, è con la seconda che viene fuori l’attacco diretto dell’artista contro la società al tempo di Big Brother e CCTV.

Raphael, allora, sente che l’unica via possibile per contrastare questo sistema malato sia il doversi ribellare, il bisogno forte di raggiungere la libertà assoluta. Non a caso è proprio “Rebel” il pezzo di punta dell’album, la risposta personale del rastaman all’odiosa demo-crazy ricordata dalle parole di Fela Kuti in apertura del brano. La ribellione in questione, però, non è certo un atto solitario: come emerge chiaramente da "Sweet Motherland" il cambiamento è da cercare nelle mani della ‘younger generation’ e di una sua lotta pacifica per l’uguaglianza.

Nonostante i continui attacchi e lo spirito fortemente critico che attraversa tutto il disco, “Reggae Survival” non è affatto un’opera pesante: la formula reggae di Raphael è un elegante alchimia di linee melodiche molto orecchiabili e un tappetto musicale minimale e poco intrusivo. Il ritorno del rastaman di Savona sembra così un ottimo compromesso tra gli appassionati del genere e gli ascoltatori occasionali. Con un pizzico di coraggio in più dal punto di vista musicale sono sicuro che il terzo album di Raphael consacrerà l’artista come uno dei nomi di punta del reggae made in Italy.

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La recensione Reggae Survival di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-08-31 10:00:00

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