Testi politicizzati, voce urlata e roca che si apre occasionalmente in passaggi più melodici, come melodiche sono le trame chitarristiche, pur nel loro furore distorto e nell’incessante carica di questo attacco di 25 minuti. Hardcore punk, insomma, di quello che oramai ci accompagna da un decennio sotto l’influenza esercitata dalla scena californiana.
Gli spezzini Evolution So Far se ne fanno ancora una volta interpreti, sfornando un disco che verrebbe quasi da definire puntuale se non fosse per l’aspetto impomatato della parola. Le canzoni infatti sono precise, curate, proprio come ci si aspetterebbe da un buon disco HC melodico. Ben suonate, dagli arrangiamenti vari e con una voce adatta (anche se con un paio di sbavature, soprattutto in “Baghdad Recall”).
Fondamentalmente scevro da influenze metal, essendo dichiaratamente più vicino all’estetica di gruppi come Good Riddance, molto del materiale presente in “The armies of bitterness” non stonerebbe in stile sui vecchi Punk’o’Rama di casa Epitaph. Altro merito dei Nostri è la capacità di non annoiare nonostante uno stile che a tratti parrebbe strangolare le possibilità musicali, e che invece viene gestito con capacità e padronanza e piegato a formare un buon ventaglio di sfumature.
A volerlo proprio trovare, il problema del gruppo risiede fondamentalmente nel fatto che qualche pezzo sa un po’ di già sentito, sia in quanto a soluzioni adottate, sia in alcuni casi per le melodie, che fanno venire vagamente a mente altri brani HC ascoltati negli anni (ad esempio “Don’t worry and love the bomb” ricorda un brano dei 98 Mute). Nonostante questo, anche grazie alla durata azzeccata, gli Evolution So Far riescono a produrre un lavoro convincente e solido, che potrà sicuramente farsi apprezzare dagli amanti del genere.
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La recensione The Armies Of Bitterness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-26 00:00:00
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