Forse dovremmo prendercela con Norah Jones, e con il suo successo planetario, se anche i discografici italiani si stanno occupando di creare un immaginario il più possibile prossimo alle atmosfere del jazz e della sua eleganza. Ammesso e non concesso che un’equazione del genere possa trovare un minimo di fondamento, allora trovarsi tra le mani l’esordio di Nicki Nicolai potrebbe essere tutto tranne che un caso. “Tutto passa” infatti non è nient’altro che il figlio (legittimo) di ambizioni per niente nascoste, così vicine al jazz da non lasciare dubbi al riguardo.
Circondata da un’orchestra mai sopra le righe, pronta a sacrificare le sue inclinazioni per tendere la mano al pop ed allontanarsi da arrangiamenti pesanti o poco orecchiabili, la Nicolai si ritaglia uno spazio all’interno del quale la raffinatezza sembra essere di casa, specie per l’accuratezza delle architetture musicali, e per una voce che insegue la timbrica di una certa Mina, pur senza raggiungerne a pieno l’espressività e la potenza. Forse non siamo di fronte a canzoni davvero decisive ma, per gli amanti del genere, non c’è dubbio che ci siano le condizioni per giudicare “Tutto passa” un buon disco, sia pur con il condizionamento di qualche melensaggine di troppo (“Ninna nanna delle 7.30”, oppure l’invadenza degli archi in “Io qui tu lì”) e di un po’ di prevedibilità (“In te”). Chi certe atmosfere proprio non le sopporta invece, potrebbe accontentarsi dei richiami brasileiri di “Cosa eri per me” o dell’ironia di “Un cornetto e un cachet”, con il cameo del sempre verde Renzo Arbore.
Probabilmente, tanto per non dimenticarne il titolo, questo disco passerà in fretta. In attesa che le capacità di Nicki Nicolai possano trovare il modo di trovare il terreno ideale per esplodere.
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La recensione Tutto passa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-11-13 00:00:00
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