"Casa Brasil" è una produzione raffinata e curatissima che si colloca a metà strada tra il Buddha bar e Joao Gilberto: e già questa non è cosa da poco. Tutto è studiatissimo e calcolato, in questo cd, che si avvale di una capacità di scrittura al di sopra della media. E questo ci si aspettava da uno come Rinaldo Donati che è laureato in musicologia. Ogni singola nota pare quasi distillare l'essenza del Brasile, delle sue spiagge sconfinate, degli interminati spazi di cielo, dei colori tersi e della luce accecante che ne permeano l'atmosfera. Unendo la tradizione della bossanova ai ritmi chill out Donati realizza un'operazione concettualmente simile a quella dei Gotan Project col tango. Eppure se ne distanzia al tempo stesso, perché la cura certosina del particolare e del suono complessivo insieme finisce per appiattire un disco fatto di belle composizioni, molto al di sopra della media del genere. Come se Donati guardasse al Brasile dalle vetrate del superattico di uno dei grattacieli di Rio, immerso nella frescura dell'aria condizionata. E del calore del sole tropicale rimanesse solo l'immagine e non la sensazione. Presi singolarmente, i brani del cd impressionano e si pongono accanto ai classici della tradizione brasileira (Jobim e De Moraes, ad esempio, di cui viene riproposta qui "Insensatez", già cavallo di battaglia di Mina) così come del tropicalismo esotista di casa nostra (Umiliani, Trovajoli e Piccioni). Ascoltati tutti insieme, perdono sostanza proprio per l'eccessiva cromatura cui sono stati sottoposti. Ascolti prolungati fanno risaltare comunque "Give the "nova" dance a new chance", "Papo no jardim" (degna della Vanoni che fu, ed è un complimento), "Vaporosa". Se la prossima volta Donati riuscisse a conservare anche i profumi della terra, del mare e dei corpi, potrebbe dar vita a un album irrinunciabile. Per ora, ci si avvicina.
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La recensione Casa Brasil di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-10-29 00:00:00
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